Questa foto mostra una delle cosiddette cluster bombs, conosciute anche col nome di bombe a grappolo. In realtà, questo modello è un po' vecchiotto, risale infatti agli anni '60, ma, da allora, il funzionamento di questi ordigni non è molto cambiato.
In pratica si compongono di un involucro (dispenser), che può essere riempito con 200-250 mini-ordigni esplosivi. La bomba può essere sganciata da aerei tattici, bombardieri d'alta quota, sparato da cannoni o da sistemi di lancio multiplo. Prima di toccare terra, il dispenser si apre, liberando il suo contenuto distruttivo. Le bombette (ognuna capace di fare a pezzi un uomo) sono dotate di piccoli paracadute e, una volta raggiunto il suolo, esplodono. Ogni dispenser è capace di coprire, con le bombe che porta, un perimetro ovale di circa 1500-2000 metri per 500-700. Se pensiamo che un aereo può trasportare fino a 300 dispenser, la superficie di territorio che può essere coperta con un unico lancio è immensa.
Ma il problema non si esaurisce qui: le mini-bombe non esplodono tutte toccando il suolo. Stime ufficiali dicono che la percentuale di bombe inesplose si aggira (per ogni dispenser) intorno al 5%. Percentuale che aumenta pericolosamente (anche oltre il 40%) se i lanci vengono effettuati, ad esempio, su delle città. Le mini-bombe, infatti, per avere il massimo della resa, devono esere sganciate in campo aperto. In città o nei centri abitati, molte bombe potrebbero rimbalzare o atterrare in maniera non corretta e rimanere inesplose.
Le vittime più numerose di questi ordigni, poi, sono proprio i bambini, che vengono attirati dalle mini-bombe, spesso rassomiglianti a lattine ed il più delle volte di colori sgargianti.
La Convenzione di Ottawa del 1997, ha vietato l'uso di mine antiuomo, indicandole come illegali, condannandone l'uso come contrario al diritto umanitario e definendo un crimine di guerra il loro impiego. Da allora, mentre sono scomparse (quasi) le mine antiuomo, si sono moltiplicati gli "avvistamenti" di cluster bombs. Non da ultima la guerra in Libano.
Lo stato di Israele ha approfittato, infatti, di questo conflitto per ripulire i suoi arsenali di un gran numero di vecchie cluster bombs, fornite dagli americani negli anni '70, quando iniziò la prima vendita di queste "armi di distruzione di massa". Molte delle cluster ritrovate in suolo libanese appartengono a stock militari risalenti all'epoca del Vietnam. Mark Garlasco di HRW ha affermato il ritrovamento di ordigni datati marzo 1973.
Il Mine Action Coordination Center dell'ONU, che ha del personale in Libano addetto alla ricerca di ordigni inesplosi, ha dichiarato di aver ritrovato numerose cluster in 249 punti del territorio a sud del fiume Litani. I modelli ritrovati, di fabbricazione americana, sono l'M-42, l'M-77 e il BLU-63.
Lo scopo di questi ordigni è la distruzione indiscriminata. Non sono armi di precisione e provocano danni a lunghissimo termine e con particolari rischi per la popolazione civile. Il loro uso non può essere definito se non criminale. La forza di pace che si va dispiegando in Libano con la missione Unifil II, dovrà tenere conto anche della massiccia presenza di cluster bombs e attrezzarsi per bonificare il territorio. Un lavoro che sarà lungo e pericoloso anche per i militari.
30 agosto 2006
Risate a denti stretti
Un turista israeliano arriva all'aeroporto di Londra. Passando al controllo passaporti, è costretto a riempire un modulo. L'impiegato gli fa:"Occupazione?" e l'israeliano risponde stizzito:"No, sono solo in visita".
Questa è solo una delle tantissime battute che stanno circolando in Libano già da un bel po', riguardanti il conflitto appena concluso.
Una delle caratteristiche che fanno del popolo libanese un grande popolo, è certamente il senso dell'umorismo, uscito indenne dalle recenti devastazioni. Anzi, ridere si sta dimostrando il modo migliore per affrontare il difficile ritorno alla vita normale.
Un tizio corre disperato dal suo dentista a Beirut:"Dottore, dottore, presto, mi tolga il ponte, prima che me lo facciano saltare gli israeliani!"
Aneddoti, storielle e freddure, ormai sono scambiati ovunque: nei bar, tramite messaggini, sui volantini, alla radio.
Tre miliziani Hizbullah escono dai sobborghi di Beirut dopo un raid israeliano, facendo il segno della vittoria con le dita. In realtà no. Stanno solo mostrando che i palazzi rimasti in piedi sono due.
I temi, chiaramente, riguardano i recenti avvenimenti del Libano: gli israeliani, gli americani, gli arabi, la distruzione del paese, ma soprattutto, le battute sono essenzialmente autoironiche.
Il Primo Ministro israeliano Ehud Olmert era seduto nel suo ufficio pensando a come invadere il Libano quando squillò il telefono:"Sono Abul Abed dal Libano, chiamo per dirle che abbiamo deciso ufficialmente di dichiarare guerra ad Israele". "Quant'è grande il vostro esercito?" chiese Olmert. "Per ora," rispose Abul Abed "ci siamo io, mio cugino Mustafa, il mio vicino Abu Khaled, e tutti gli amici del bar. In tutto otto". Olmert replicò:"Devo dirti, Abu Abed, che io ho un milione di uomini nel mio esercito, pronti a muovere ad un mio cenno". Abu Abed rimase un istante in silenzio, poi disse:" Signor Olmert, la dichiarazione di guerra è ancora valida, abbiamo la possibilità di rimediare un po' di equipaggiamento""E che equipaggiamento sarebbe, Abu Abed?" chiese Olmert. "Beh signore, abbiamo due Mercedes 180s e un trattore". "Devo dirti, Abu Abed, che noi abbiamo diecimila bombardieri e ventimila caccia. Il mio apparato militare ha anche missili teleguidati terra-aria, e mentre noi parliamo il mio esercito è arrivato a due milioni di uomini".
"Signor Olmert, rinunciamo alla nostra dichiarazione di guerra" disse Abu Abed. "Mi dispiace di sentirlo" disse Olmert "Come mai avete cambiato di colpo idea?" "Beh," rispose Abu Abed "non possiamo certo dare da mangiare a due milioni di prigionieri!"
Inoltre sembra che anche i pubblicitari abbiano di che guadagnarci dalla guerra. A volte, però, le idee risultano piuttosto di cattivo gusto. Le due foto, si riferiscono alla pubblicità di un noto liquore (in un paese arabo, per giunta), ed hanno fatto la loro comparsa in giro per Beirut già da qualche tempo. Inutile dire che il paese non ha bisogno di questo tipo di umorismo...
29 agosto 2006
Alla marsigliese
Diciamo la verità. Ai francesi, perdere la coppa del mondo, può, al massimo, averli infastiditi. Quello che li ha veramente mandati in bestia è che a fargli il mazzo a tarallo siamo stati noi italiani.
Sono talmente convinto del fatto che, ancora oggi, meditino vendetta per l'affronto subito dal loro straripante ego, che la decisione dell'ultimo minuto di Chirac di mandare una frotta di soldati in Libano, giurerei sia stata presa solo per non darci la soddisfazione di comandare la missione. Sarei pronto a scommetterci.
D'altro canto si moltiplicano gli esempi dell'astio che i francesi continuano a provare nei nostri confronti.
Sono talmente convinto del fatto che, ancora oggi, meditino vendetta per l'affronto subito dal loro straripante ego, che la decisione dell'ultimo minuto di Chirac di mandare una frotta di soldati in Libano, giurerei sia stata presa solo per non darci la soddisfazione di comandare la missione. Sarei pronto a scommetterci.
D'altro canto si moltiplicano gli esempi dell'astio che i francesi continuano a provare nei nostri confronti.
American idiots
Come soldati siamo delle pippe.
Non siamo capaci a combattere. Non dovremmo avere il diritto di guidare la missione in Libano: i soldati delle altre nazioni rischierebbero di fare la figura dei fessi con noi al comando. Non ci dovremmo proprio far vedere da quelle parti, dovremmo starcene a casa a cucinare i nostri makkaroni e zitti, farcene una ragione.
Questo è il sunto di un articolo, apparso sul sito di un quotidiano americano, New Republic, firmato da un certo Jeremy Kahn, un presunto giornalista.
Questo simpatico signore (possano cascarti gli occhi, lurido bastardo! N.d.A.) ha deciso di farci l'ennesima ramanzina, zeppa di lughi comuni da scoppiare, sul brutto vizio di noi italiani di pensare solo alla panza e alla salute: non sappiamo combattere, non sappiamo comandare, non siamo organizzati, siamo disordinati, ci laviamo poco. Viene da domandarsi come abbiamo fatto a non estinguerci.
Tanto per dare una parvenza di autorevolezza all'inutilità del suo scritto, il signor Kahn l'ha cosparso di esempi scientifici come il seguente:
"C'è una vecchia barzelletta che fa più o meno così: in paradiso, i poliziotti sono inglesi, gli ingegneri tedeschi, gli amatori francesi, i cuochi italiani, e tutto è organizzato dagli svizzeri. All'inferno, i polizziotti sono tedeschi, i cuochi inglesi, gli ingegneri francesi, gli amatori svizzeri, e tutto è organizzato dagli italiani..."
E dopo questa inconfutabile prova della nostra intrinseca incapacità, credo che bisognerebbe aprire una riflessione sulla nostra partecipazione alla missione Unifil in Libano. Se vogliamo meritarci il comando, dobbiamo dimostrare al mondo che abbiamo anche noi le palle, che siamo dei soldati fatti e finiti, che sappiamo spezzare le reni al nemico e rispedirlo sul bagnasciuga!
Grazie signor Kahn, per averci aperto gli occhi. D'ora in avanti faremo come voi americani, così saremo sicuri di non sfigurare di fronte all'opinione pubblica internazionale. Allora, per prima cosa, al diavolo la risoluzione delle Nazioni Unite. Facciamo sollevare i caccia dalla Garibaldi e mandiamoli a bombardare la valle della Bekaa col fosforo bianco, così come voi americani avete fatto tanto bene a Fallujah. Poi sbarchiamo sul territorio, preceduti da qualche salva di missili teleguidati, per radere al suolo qualsiasi resistenza. Occupiamo il paese, e chiudiamo un occhio con i ladri al museo archeologico di Beirut, tanto tutte le opere d'arte rubate finirebbero nelle mani di qualche collezionista del nostro paese, quindi possiamo solo guadagnarci.
Dopodichè installiamo, nel carcere di Tiro, un bel centro per le torture, facciamo le foto e le mandiamo su internet. Intanto, all'Elba costruiamo un carcere di massima sicurezza, dove non valgono le convenzioni internazionali e dove possiamo stipare tutti i presunti terroristi hezbollah senza fargli vedere neppure un avvocato, uguale uguale a Guantanamo.
Mentre facciamo tutto questo, diamo ordine ai soldati in Libano di sparare su donne e bambini (potrebbero essere dei nani terroristi travestiti!) e rasiamo al suolo un paio di ospedali e di acquedotti. Per ultimo, installiamo un governo compiacente, fatto di membri del consiglio d'amministrazione dell'Eni, così da fare affari d'oro con la nuova amministrazione, alla faccia della legalità internazionale e della Carta dell'ONU, esattamente come avete fatto voi in Afghanistan.
A questo punto non ci resterebbe altro che aspettare il plauso internazionale, sicuri di aver ottenuto il rispetto dalle altre nazioni, per aver dimostrato di sprizzare testosterone da ogni poro.
Grazie signor Kahn, grazie America! Sarà merito vostro se non perderemo la faccia!
Non siamo capaci a combattere. Non dovremmo avere il diritto di guidare la missione in Libano: i soldati delle altre nazioni rischierebbero di fare la figura dei fessi con noi al comando. Non ci dovremmo proprio far vedere da quelle parti, dovremmo starcene a casa a cucinare i nostri makkaroni e zitti, farcene una ragione.
Questo è il sunto di un articolo, apparso sul sito di un quotidiano americano, New Republic, firmato da un certo Jeremy Kahn, un presunto giornalista.
Questo simpatico signore (possano cascarti gli occhi, lurido bastardo! N.d.A.) ha deciso di farci l'ennesima ramanzina, zeppa di lughi comuni da scoppiare, sul brutto vizio di noi italiani di pensare solo alla panza e alla salute: non sappiamo combattere, non sappiamo comandare, non siamo organizzati, siamo disordinati, ci laviamo poco. Viene da domandarsi come abbiamo fatto a non estinguerci.
Tanto per dare una parvenza di autorevolezza all'inutilità del suo scritto, il signor Kahn l'ha cosparso di esempi scientifici come il seguente:
"C'è una vecchia barzelletta che fa più o meno così: in paradiso, i poliziotti sono inglesi, gli ingegneri tedeschi, gli amatori francesi, i cuochi italiani, e tutto è organizzato dagli svizzeri. All'inferno, i polizziotti sono tedeschi, i cuochi inglesi, gli ingegneri francesi, gli amatori svizzeri, e tutto è organizzato dagli italiani..."
E dopo questa inconfutabile prova della nostra intrinseca incapacità, credo che bisognerebbe aprire una riflessione sulla nostra partecipazione alla missione Unifil in Libano. Se vogliamo meritarci il comando, dobbiamo dimostrare al mondo che abbiamo anche noi le palle, che siamo dei soldati fatti e finiti, che sappiamo spezzare le reni al nemico e rispedirlo sul bagnasciuga!
Grazie signor Kahn, per averci aperto gli occhi. D'ora in avanti faremo come voi americani, così saremo sicuri di non sfigurare di fronte all'opinione pubblica internazionale. Allora, per prima cosa, al diavolo la risoluzione delle Nazioni Unite. Facciamo sollevare i caccia dalla Garibaldi e mandiamoli a bombardare la valle della Bekaa col fosforo bianco, così come voi americani avete fatto tanto bene a Fallujah. Poi sbarchiamo sul territorio, preceduti da qualche salva di missili teleguidati, per radere al suolo qualsiasi resistenza. Occupiamo il paese, e chiudiamo un occhio con i ladri al museo archeologico di Beirut, tanto tutte le opere d'arte rubate finirebbero nelle mani di qualche collezionista del nostro paese, quindi possiamo solo guadagnarci.
Dopodichè installiamo, nel carcere di Tiro, un bel centro per le torture, facciamo le foto e le mandiamo su internet. Intanto, all'Elba costruiamo un carcere di massima sicurezza, dove non valgono le convenzioni internazionali e dove possiamo stipare tutti i presunti terroristi hezbollah senza fargli vedere neppure un avvocato, uguale uguale a Guantanamo.
Mentre facciamo tutto questo, diamo ordine ai soldati in Libano di sparare su donne e bambini (potrebbero essere dei nani terroristi travestiti!) e rasiamo al suolo un paio di ospedali e di acquedotti. Per ultimo, installiamo un governo compiacente, fatto di membri del consiglio d'amministrazione dell'Eni, così da fare affari d'oro con la nuova amministrazione, alla faccia della legalità internazionale e della Carta dell'ONU, esattamente come avete fatto voi in Afghanistan.
A questo punto non ci resterebbe altro che aspettare il plauso internazionale, sicuri di aver ottenuto il rispetto dalle altre nazioni, per aver dimostrato di sprizzare testosterone da ogni poro.
Grazie signor Kahn, grazie America! Sarà merito vostro se non perderemo la faccia!
Per non dimenticare
Questo video dev'essere fantastico. Io non sono riuscito a vederlo, purtroppo. Ero per terra, rotolandomi dalle risate.
28 agosto 2006
The Planet must go on
Il portavoce dell'Altissimo sulla Terra, il Papa Joseph Ratzinger, ha inoltrato alla nostra redazione un comunicato nel quale si chiede la rettifica del post sul Cespas pubblicato il giorno 26 Agosto. Nel comunicato si fa presente che la posizione del Centro di Studi non è necessariamente quella della Chiesa Ufficiale e che il Signore si è molto irritato per la nostra semplicistica analisi.
Nel comunicato, letto durante un'assemblea nella sede di Piazza San Pietro, si fa particolare menzione della necessità di un
"dialogo con i cristiani delle diverse confessioni", poichè "occorre impegnarsi ad avere cura del creato, senza dilapidarne le risorse". Il Papa ha anche aggiunto (in tono declamatorio): "Salviamo il Creato!", ed ha concluso che le risorse vanno condivise "in maniera solidale".
Ci scusiamo, quindi, con l'organizzazione che gestisce la Chiesa Ufficiale e con i fedeli di tale confessione. Speriamo, tuttavia, al più presto, di vedere un impegno concreto in tale direzione da parte sia della succitata organizzazione che dei succitati fedeli.
Nel comunicato, letto durante un'assemblea nella sede di Piazza San Pietro, si fa particolare menzione della necessità di un
"dialogo con i cristiani delle diverse confessioni", poichè "occorre impegnarsi ad avere cura del creato, senza dilapidarne le risorse". Il Papa ha anche aggiunto (in tono declamatorio): "Salviamo il Creato!", ed ha concluso che le risorse vanno condivise "in maniera solidale".
Ci scusiamo, quindi, con l'organizzazione che gestisce la Chiesa Ufficiale e con i fedeli di tale confessione. Speriamo, tuttavia, al più presto, di vedere un impegno concreto in tale direzione da parte sia della succitata organizzazione che dei succitati fedeli.
26 agosto 2006
Inquisitio sine qua non
Dal dizionario Gabrielli della lingua italiana.
Scienza: complesso organico e sistematico delle conoscenze, determinate in base a un principio rigoroso di verifica della loro validità.
Religione: disposizione dell'animo umano caratterizzata da devozione, timore, fiducia nei confronti di un essere superiore dal quale esso riconosce la propria dipendenza.
Insomma razionalità ed irrazionalità, mistero e scoperta, pensiero e fede, yin e yang, bianco e nero, acqua e fuoco, capra e cavoli. La storia ci dimostra che scienza e religione non sono mai riuscite ad andare d'accordo. Galileo ci ha rimesso la pelle per essere andato contro ai precetti ecclesiastici (peraltro aristotelici) e chissà quanti scienziati, nel corso dei secoli, si sono rosolati nel fuoco purificatore di un rogo inquisitorio. Il buon Sant'Uffizio ha mietuto più vittime tra i letterati e gli uomini di scienza che l'aviaria in un allevamento di pollame. Per non parlare di streghe e stregoni, di ebrei, di musulmani, di tutto ciò che era diverso e/o diabolico.
Al giorno d'oggi, la Chiesa ha sdoganato gran parte dei suoi preconcetti, anche a causa del fatto che risulterebbe ridicolo andare in giro a dire che il Sole gira intorno alla Terra e non il contrario, e anche per merito del fatto che non ha più potere sul territorio. Vi sono, però, sparse qua e là nel mondo, ancora delle sacche di resistenza che si battono per i diritti delle Sacre Scritture nei confronti della scienza e dell'innovazione.
Una di queste è il Cespas.
Cespas: Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo. Non fatevi ingannare dalla denominazione, in realtà assomiglia di più ad una filiale della Santa Inquisizione. In pratica, questo gruppo di "esperti" sta percorrendo la difficile strada della ricerca scientifica, basandosi sui precetti della fede cristiana. In particolare, la sua battaglia si combatte nel campo dell'ambientalismo e dello sviluppo sostenibile.
Il nostro blog è andato ad intervistarli per conoscerli meglio. Abbiamo incontrato il suo addetto alle PR, Monsignor De Torquemada (T).
A:Allora, Monsignore, come mai avete deciso di fondare il Cespas?
T:Perchè assistiamo ad un ritorno dell'utopismo romantico, dove prevalgono pessimismo, catastrofismo, irrazionalità, trasgressione e pensiero magico.
A:Sta parlando del movimento ambientalista?
T:Sì. Il tentativo della cultura ambientalista dominante è quello di capovolgere il mandato di Dio indicato dalla Genesi: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la Terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla Terra”.
A:Si, va bè, però l'uomo sta sfruttando le risorse del pianeta in modo eccessivo, non crede?
T:Noi cristiani abbiamo una visione teocentrica che tende alla verticalità, dove il creato ci è stato messo a disposizione del Signore per curarlo, svilupparlo e governarlo. Mentre una certa cultura ambientalista ha una visione orizzontale che tende verso il basso, con la tendenza a divinizzare la fauna e la flora.
A:Ma come fate a coniugare scienza e religione, non è pazzesco?
T:Coniugare la ricerca scientifica e le applicazioni tecnologiche in una dimensione etica dello sviluppo economico significa corrispondere all’amore del Creatore. In questo modo il benessere e lo sviluppo dell’umanità risplenderà nella bellezza del creato.
A:Si, però resta il fatto che il pianeta sta lentamente esaurendo le sue risorse...
T:Il Dio in cui noi cristiani crediamo è buono, e ama alla follia l’umanità, mentre una parte del movimento ambientalista parla di Gaia, una Dea pagana ostile e vendicativa che si ritorce contro l’uomo per ogni sua azione.
A:Insomma, secondo voi, la tutela dell'ambiente incontaminato dall'uomo e degli animali è una fesseria?
T:Quello a cui assistiamo oggi fa parte di quella “babele dei diritti” in cui per moda o peggio per ideologia si propongono utopie radicali in cui la difesa degli animali, della flora e del mondo inanimato viene contrapposta alla vita umana.
A:Aaah adesso è tutto chiaro! Senta, la vostra associazione è stata fondata da giornalisti de L'Avvenire, vi sentite autorizzati a mettere su delle tesi scientifiche?
T:No comment.
Si ringrazia il blog di Lameduck per l'ispirazione
Scienza: complesso organico e sistematico delle conoscenze, determinate in base a un principio rigoroso di verifica della loro validità.
Religione: disposizione dell'animo umano caratterizzata da devozione, timore, fiducia nei confronti di un essere superiore dal quale esso riconosce la propria dipendenza.
Insomma razionalità ed irrazionalità, mistero e scoperta, pensiero e fede, yin e yang, bianco e nero, acqua e fuoco, capra e cavoli. La storia ci dimostra che scienza e religione non sono mai riuscite ad andare d'accordo. Galileo ci ha rimesso la pelle per essere andato contro ai precetti ecclesiastici (peraltro aristotelici) e chissà quanti scienziati, nel corso dei secoli, si sono rosolati nel fuoco purificatore di un rogo inquisitorio. Il buon Sant'Uffizio ha mietuto più vittime tra i letterati e gli uomini di scienza che l'aviaria in un allevamento di pollame. Per non parlare di streghe e stregoni, di ebrei, di musulmani, di tutto ciò che era diverso e/o diabolico.
Al giorno d'oggi, la Chiesa ha sdoganato gran parte dei suoi preconcetti, anche a causa del fatto che risulterebbe ridicolo andare in giro a dire che il Sole gira intorno alla Terra e non il contrario, e anche per merito del fatto che non ha più potere sul territorio. Vi sono, però, sparse qua e là nel mondo, ancora delle sacche di resistenza che si battono per i diritti delle Sacre Scritture nei confronti della scienza e dell'innovazione.
Una di queste è il Cespas.
Cespas: Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo. Non fatevi ingannare dalla denominazione, in realtà assomiglia di più ad una filiale della Santa Inquisizione. In pratica, questo gruppo di "esperti" sta percorrendo la difficile strada della ricerca scientifica, basandosi sui precetti della fede cristiana. In particolare, la sua battaglia si combatte nel campo dell'ambientalismo e dello sviluppo sostenibile.
Il nostro blog è andato ad intervistarli per conoscerli meglio. Abbiamo incontrato il suo addetto alle PR, Monsignor De Torquemada (T).
A:Allora, Monsignore, come mai avete deciso di fondare il Cespas?
T:Perchè assistiamo ad un ritorno dell'utopismo romantico, dove prevalgono pessimismo, catastrofismo, irrazionalità, trasgressione e pensiero magico.
A:Sta parlando del movimento ambientalista?
T:Sì. Il tentativo della cultura ambientalista dominante è quello di capovolgere il mandato di Dio indicato dalla Genesi: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la Terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla Terra”.
A:Si, va bè, però l'uomo sta sfruttando le risorse del pianeta in modo eccessivo, non crede?
T:Noi cristiani abbiamo una visione teocentrica che tende alla verticalità, dove il creato ci è stato messo a disposizione del Signore per curarlo, svilupparlo e governarlo. Mentre una certa cultura ambientalista ha una visione orizzontale che tende verso il basso, con la tendenza a divinizzare la fauna e la flora.
A:Ma come fate a coniugare scienza e religione, non è pazzesco?
T:Coniugare la ricerca scientifica e le applicazioni tecnologiche in una dimensione etica dello sviluppo economico significa corrispondere all’amore del Creatore. In questo modo il benessere e lo sviluppo dell’umanità risplenderà nella bellezza del creato.
A:Si, però resta il fatto che il pianeta sta lentamente esaurendo le sue risorse...
T:Il Dio in cui noi cristiani crediamo è buono, e ama alla follia l’umanità, mentre una parte del movimento ambientalista parla di Gaia, una Dea pagana ostile e vendicativa che si ritorce contro l’uomo per ogni sua azione.
A:Insomma, secondo voi, la tutela dell'ambiente incontaminato dall'uomo e degli animali è una fesseria?
T:Quello a cui assistiamo oggi fa parte di quella “babele dei diritti” in cui per moda o peggio per ideologia si propongono utopie radicali in cui la difesa degli animali, della flora e del mondo inanimato viene contrapposta alla vita umana.
A:Aaah adesso è tutto chiaro! Senta, la vostra associazione è stata fondata da giornalisti de L'Avvenire, vi sentite autorizzati a mettere su delle tesi scientifiche?
T:No comment.
Si ringrazia il blog di Lameduck per l'ispirazione
25 agosto 2006
Lo spauracchio delle libertà
Per la sezione "Libri, un mucchio di cellulosa e inchiostro", proponiamo oggi l'ultima fatica editoriale di Silvio Berlusconi: Verso il Partito delle Libertà, l'identità, i valori, il progetto. Edizioni Mondadori, brossurato. Questa pietra miliare della cultura italiana non ha neppure fatto in tempo ad uscire nelle librerie che già si accinge a diventare il nuovo best seller della stagione. Dietro di lui si collocano, infatti, l'ultimo Harry Potter e l'ennesimo thriller-pseudo-storico-scientifico targato Dan Brown.
Oltre ad un'ottima lettura nei momenti del "bisogno", il libro si distingue per la voluminosità prodigiosa e l'alto quantitativo di carta petrolata, tanto da risultare ottimo sia per accendere un falò, che per ancorare la tenda da campeggio.
Per chi nutrisse ancora qualche dubbio sulla multifunzionalità di questo libro, consiglio di andare a leggersi la breve recensione che ne viene fatta sul sito di Forza Italia (trovatevelo!).
Salta subito agli occhi, che il libro non è semplicemente un buon mezzo d'intrattenimento per persone con un vocabolario contenuto, ma nasconde, sotto sotto sotto, un programma politico, quasi un messaggio subliminale.
Programma politico che getterebbe nella confusione anche il più tenace dei lettori e il più attento dei politologi: secondo il redattore, infatti, Silvio Berlusconi "ha sancito l’importanza dell’obiettivo che le forze del centrodestra, dopo cinque anni di esperienza di governo, si sono date per la prossima stagione politica, per poi sancire che il nuovo partito "non sarà né di destra né di sinistra".
Si tratterà di una compagine "postideologica, democratica, popolare, federale". Gustavo Selva (AN), ex membro della RSI, curerà la parte postideologica, coadiuvato da Storace. La parte democratica sarà affidata a Fabrizio Cicchitto (FI), membro in pectore della P2. Si sta cercando di convincere Emanuele Filiberto di Savoia(ex-candidato con AN) a mettersi alla guida delle pubbliche relazioni per la parte popolare del partito. Mentre per la parte federale, Calderoli e Borghezio hanno già dato la loro disponibilità il sabato e la domenica nel pomeriggio, non la notte, essendo questo l'orario migliore per dare la caccia ai terroni.
Per i programmi di questo non-partito, il menù propone: difesa e rilancio dell’Occidente, riforma dello Stato, economia sociale di mercato. Progetterà le riforme di mercato il senatùr Umberto Bossi, lo stesso che propose la reintroduzione di dazi sulle importazioni. La riforma dello Stato sarà scritta a più mani da Berlusconi, Selva e Cicchitto, tutti ex membri della P2, mentre Dell'Utri (sotto processo per associazione mafiosa) si occuperà della riforma del sistema giudiziario e Maroni (condannato per resistenza a pubblico ufficiale) darà una mano a limare gli angoli.
La difesa dell'Occidente sarà nelle mani di due esperti di guerriglia urbana e tecniche di combattimento quali Domenico Nania (AN, condannato per lesioni volontarie personali) e Marcello De Angelis (AN, condannato per banda armata).
Tremate gente, il partito dei moderati è alfin giunto!
Oltre ad un'ottima lettura nei momenti del "bisogno", il libro si distingue per la voluminosità prodigiosa e l'alto quantitativo di carta petrolata, tanto da risultare ottimo sia per accendere un falò, che per ancorare la tenda da campeggio.
Per chi nutrisse ancora qualche dubbio sulla multifunzionalità di questo libro, consiglio di andare a leggersi la breve recensione che ne viene fatta sul sito di Forza Italia (trovatevelo!).
Salta subito agli occhi, che il libro non è semplicemente un buon mezzo d'intrattenimento per persone con un vocabolario contenuto, ma nasconde, sotto sotto sotto, un programma politico, quasi un messaggio subliminale.
Programma politico che getterebbe nella confusione anche il più tenace dei lettori e il più attento dei politologi: secondo il redattore, infatti, Silvio Berlusconi "ha sancito l’importanza dell’obiettivo che le forze del centrodestra, dopo cinque anni di esperienza di governo, si sono date per la prossima stagione politica, per poi sancire che il nuovo partito "non sarà né di destra né di sinistra".
Si tratterà di una compagine "postideologica, democratica, popolare, federale". Gustavo Selva (AN), ex membro della RSI, curerà la parte postideologica, coadiuvato da Storace. La parte democratica sarà affidata a Fabrizio Cicchitto (FI), membro in pectore della P2. Si sta cercando di convincere Emanuele Filiberto di Savoia(ex-candidato con AN) a mettersi alla guida delle pubbliche relazioni per la parte popolare del partito. Mentre per la parte federale, Calderoli e Borghezio hanno già dato la loro disponibilità il sabato e la domenica nel pomeriggio, non la notte, essendo questo l'orario migliore per dare la caccia ai terroni.
Per i programmi di questo non-partito, il menù propone: difesa e rilancio dell’Occidente, riforma dello Stato, economia sociale di mercato. Progetterà le riforme di mercato il senatùr Umberto Bossi, lo stesso che propose la reintroduzione di dazi sulle importazioni. La riforma dello Stato sarà scritta a più mani da Berlusconi, Selva e Cicchitto, tutti ex membri della P2, mentre Dell'Utri (sotto processo per associazione mafiosa) si occuperà della riforma del sistema giudiziario e Maroni (condannato per resistenza a pubblico ufficiale) darà una mano a limare gli angoli.
La difesa dell'Occidente sarà nelle mani di due esperti di guerriglia urbana e tecniche di combattimento quali Domenico Nania (AN, condannato per lesioni volontarie personali) e Marcello De Angelis (AN, condannato per banda armata).
Tremate gente, il partito dei moderati è alfin giunto!
24 agosto 2006
Andiamo a procurar battaglia...
"Adesso inizierò ad avanzare, roteando le braccia e chiudendo gli occhi, e se ti colpirò sarà soltanto colpa tua. Tiè."
Si può sintetizzare così la politica nei confronti dei libanesi portata avanti dal buon Ehud Olmert in questi ultimi giorni di tregua forzata. La condotta ridicola della guerra sta lentamente facendo sorgere lo spettro di una crisi governativa e di nuove elezioni, per l'esecutivo di Tel-Aviv. Da qui le due possibilità: o si esce dall'empasse rapidamente attraverso la diplomazia con l'Europa -sempre più ben disposta verso il governo libanese- o si cerca di chiudere una volta per tutte la faccenda, facendo fare una sciocchezza ai militanti sciiti che giustifichi una ripresa delle ostilità. Dopo l'assalto notturno terminato in sparatoria e i bombardamenti nella valle della Bekaa, ad Olmert non restano molte altre opzioni per cercare di innervosire gli Hezbollah. Un suo consulente politico ha timidamente avanzato l'ipotesi di fare pipì in diretta su un paio di copie del corano, ma sembra che Olmert si rifiuti di mostrare pubblicamente i gioielli di famiglia.
La notizia del giorno è, però, un'altra.
Amnesty International ha ufficialmente accusato Israele di aver portato avanti distruzioni deliberate di infrastrutture civili necessarie alla sopravvivenza della popolazione, durante la guerra. In questo rapporto si sottolinea soprattutto come l'esercito israeliano abbia scelto come obiettivi acquedotti, ospedali, supermercati, strade e abitazioni civili volutamente e con intenti non relativi agli scopi dichiarati dell'azione militare.
"The evidence strongly suggests that the extensive destruction of public works, power systems, civilian homes and industry was deliberate and an integral part of the military strategy, rather than "collateral damage" – incidental damage to civilians or civilian property resulting from targeting military objectives".
Non dev'essere fermato solo l'estremismo arabo, anche l'estremismo israeliano è un grave cancro di quella martoriata regione. Entrambi non vanno sottovalutati ed entrambi vanno combattuti. Ma non con le armi, solo con la diplomazia e la ragione.
Si può sintetizzare così la politica nei confronti dei libanesi portata avanti dal buon Ehud Olmert in questi ultimi giorni di tregua forzata. La condotta ridicola della guerra sta lentamente facendo sorgere lo spettro di una crisi governativa e di nuove elezioni, per l'esecutivo di Tel-Aviv. Da qui le due possibilità: o si esce dall'empasse rapidamente attraverso la diplomazia con l'Europa -sempre più ben disposta verso il governo libanese- o si cerca di chiudere una volta per tutte la faccenda, facendo fare una sciocchezza ai militanti sciiti che giustifichi una ripresa delle ostilità. Dopo l'assalto notturno terminato in sparatoria e i bombardamenti nella valle della Bekaa, ad Olmert non restano molte altre opzioni per cercare di innervosire gli Hezbollah. Un suo consulente politico ha timidamente avanzato l'ipotesi di fare pipì in diretta su un paio di copie del corano, ma sembra che Olmert si rifiuti di mostrare pubblicamente i gioielli di famiglia.
La notizia del giorno è, però, un'altra.
Amnesty International ha ufficialmente accusato Israele di aver portato avanti distruzioni deliberate di infrastrutture civili necessarie alla sopravvivenza della popolazione, durante la guerra. In questo rapporto si sottolinea soprattutto come l'esercito israeliano abbia scelto come obiettivi acquedotti, ospedali, supermercati, strade e abitazioni civili volutamente e con intenti non relativi agli scopi dichiarati dell'azione militare.
"The evidence strongly suggests that the extensive destruction of public works, power systems, civilian homes and industry was deliberate and an integral part of the military strategy, rather than "collateral damage" – incidental damage to civilians or civilian property resulting from targeting military objectives".
Non dev'essere fermato solo l'estremismo arabo, anche l'estremismo israeliano è un grave cancro di quella martoriata regione. Entrambi non vanno sottovalutati ed entrambi vanno combattuti. Ma non con le armi, solo con la diplomazia e la ragione.
Achtung Capriolen!
Oggi è il 24 no? Ebbene, oggi si apre ufficialmente la caccia indiscriminata ai caprioli, in Piemonte. Prima regione ad applicare la liberalizzazione alla caccia di "selezione" agli ungulati durante tutto l'anno, approvata con un vero e proprio blitz nel decreto sull'evasione fiscale (governo Berlusca) inserito poi nella legge finanziaria del 2005.
Caccia di selezione un paio di palle, direbbero dalle mie parti. I cacciatori potranno indiscriminatamente sparare a qualunque esemplare di capriolo respiri ancora prima del loro arrivo, pagando semplicemente una contenuta gabella: 110 euro per un adulto, 40 per un cucciolo. Dovranno trovare riposo eterno tra i 500 e i 600 caprioli. Su una popolazione complessiva di 250.000 esemplari in tutta Italia, 600 è un gran bel numero; per fare un paragone antropomorfo, è come se si autorizzasse l'omicidio di massa di 100.000 italiani.
La motivazione che la Bresso adduce alla sua irremovibile e stolida scelta è che i caprioli sarebbero un rischio per l'uomo. E come no, si sente tutti i giorni di aggressioni di caprioli muniti di corna o di ragazze stuprate nei boschi da questi violenti animali.
A parte gli scherzi, il rischio sarebbe soprattutto per gli automobilisti. Come ha ricordato il buon Fulco Pratesi, sono molto più rischiosi i cani abbandonati in estate, già abituati alla presenza dell'uomo, che questi timidi animali.
L'amministrazione piemontese si è anche opposta al sostegno giunto da praticamente tutte le associazioni ambientaliste, i bioparchi, i veterinari, per trovare una soluzione non cruenta del "problema". Invece di studiare un possibile trasferimento, la Bresso preferisce soddisfare il piacere onanistico di un gruppetto di psicopatici con carabina. Le auguro che la scambino per un ungulato e le facciano provare il brivido di una schioppettata nelle chiappe.
A quando i primi lager per le lepri?
Caccia di selezione un paio di palle, direbbero dalle mie parti. I cacciatori potranno indiscriminatamente sparare a qualunque esemplare di capriolo respiri ancora prima del loro arrivo, pagando semplicemente una contenuta gabella: 110 euro per un adulto, 40 per un cucciolo. Dovranno trovare riposo eterno tra i 500 e i 600 caprioli. Su una popolazione complessiva di 250.000 esemplari in tutta Italia, 600 è un gran bel numero; per fare un paragone antropomorfo, è come se si autorizzasse l'omicidio di massa di 100.000 italiani.
La motivazione che la Bresso adduce alla sua irremovibile e stolida scelta è che i caprioli sarebbero un rischio per l'uomo. E come no, si sente tutti i giorni di aggressioni di caprioli muniti di corna o di ragazze stuprate nei boschi da questi violenti animali.
A parte gli scherzi, il rischio sarebbe soprattutto per gli automobilisti. Come ha ricordato il buon Fulco Pratesi, sono molto più rischiosi i cani abbandonati in estate, già abituati alla presenza dell'uomo, che questi timidi animali.
L'amministrazione piemontese si è anche opposta al sostegno giunto da praticamente tutte le associazioni ambientaliste, i bioparchi, i veterinari, per trovare una soluzione non cruenta del "problema". Invece di studiare un possibile trasferimento, la Bresso preferisce soddisfare il piacere onanistico di un gruppetto di psicopatici con carabina. Le auguro che la scambino per un ungulato e le facciano provare il brivido di una schioppettata nelle chiappe.
A quando i primi lager per le lepri?
23 agosto 2006
A cena dal Sultano
A tenere banco in questa calda estate, anche su quotidiani di un certo livello, sono state le carambolesche avventure di Silvio Berlusconi, che tra una festa a sopresa e un vulcano finto ha allietato noi vacanzieri di più basse pretese molto meglio di qualunque animatore di villaggio vacanze.
Il Cavalier Danzante, dopo essere stato avvistato nei suq di Tangeri intento a fare la ruota per conquistare la già cornificante-quasi-ex-moglie, è migrato in Sardegna, dove si è limitato a fare fugaci apparizioni di una notte al Billionaire dell'amico Briatore per poi rifugiarsi nel suo bunker di Villa La Certosa, dietro Porto Rotondo, lontano da occhi indiscreti e deciso a riposarsi tra i suoi cactus e le sue piscine per talassoterapia, abusive, fino a settembre.
Putroppo però, lo spirito goliardico del cantautore napoletano prestato alla politica, quest'anno, ha preso il sopravvento nell'animo tormentato dell'imprenditore palazzinaro, costringendolo a seratine cantate per tutta la durata delle vacanze, assieme all'onnipresente Apicella, il quale, novello grillo parlante, getta nell'enorme orecchio dell'ex-presidente delle dritte per eventuali giri di Do e rime baciate napoletane per allietare gli ospiti.
A tutto ciò si è aggiunta la sopresa del vulcano finto, simil-vesuvio, che il genio di Arcore ha fatto istallare a due passi dal mare, subito dietro la collina artificiale e il tunnel che conduce al porticciolo, abusivo anch'esso. Frotte di giornalisti si sono sbizzarriti in paragoni calzanti tra Sir Silvio e Luigi XIV. Silvio il Magnifico, anzi, no, Silvio o'Magnifico, vista la sua indole partenopea.
Ma il nostro blog è andato oltre! Pensavate che fossi andato semplicemente in vacanza, vero? Invece no, si lavora duro anche sotto l'ombrellone, alla faccia dell'idea che si ha di noi abitanti del mezzogiorno d'Italia.
Durante uno degli ultimi banchetti alla villa delle meraviglie, siamo riusciti ad infiltrare un nostro inviato, che ha raccolto la cronaca della serata. Dopo averlo sottoposto a varie sedute di lampada abbronzante e dopo averlo lobotomizzato provvisoriamente per farlo mimetizzare meglio tra gli intellettuali presenti, siamo riusciti a portare alla luce ciò che veramente accade tra le quattro mura (abusive, abusive) della villa di Silvio Berlusconi. Ecco il breve resoconto.
Eravamo immersi in queste prelibatezze, quando fu portato a tavola Berlusconi in persona a suon di musica: venne adagiato in un mare di guanciali imbottiti da scoppiare. Da un mantello scarlatto sbucava la sua testa pelata e intorno al collo, infagottato dal vestito, aveva rincalzato un bavaglio con una larga balza purpurea dal quale pendevano qua e là delle frange [...] Dopo essersi perlustrato i denti con uno stecchino d'argento, disse:"Amici, non ero ancora in comodo per venire a tavola ma, per evitare di prolungare la vostra attesa continuando a non presentarmi, ho deciso di rinunciare ad ogni mio divertimento. Mi consentirete, tuttavia, di finire la partita" [...] Nel frattempo, mentre quello esaurisce, nelle fasi del gioco, l'intero repertorio di parolacce dei filandieri e mentre noi eravamo ancora alle prese con gli antipasti, fu portato in tavola un vassoio, con sopra una cesta, sulla quale era sistemata una gallina di legno [...] immediatamente si avvicinarono al vassoio due schiavi ed al ritmo di musica assordante cominciarono a tirarne fuori delle uova e a distribuirle ai commensali [...] In seguito, poichè nel trambusto del servizio era caduta un'insalatiera ed un valletto l'aveva raccolta da terra, Berlusconi se ne accorse e fece schiaffeggiare il ragazzo, ingiungendo di gettare di nuovo l'insalatiera a terra [...]
Un giovane cameriere egiziano porgeva del pane ai commensali tutt'intorno, traendolo da un forno portatile in argento... ed allora anche il padrone di casa, con orrendi gorgheggi, straziò un'aria tratta dal mimo Il mercante di laserpizio [...] Subito dopo questa portata Berlusconi si alzò per andare al gabinetto. Noi, conquistata la libertà di parola senza quel despota della conversazione, prendemmo a sollecitare i discorsi dei commensali: "E' condizionato nel suo complesso d'inferiorità e di grandezza insieme, dallo sguardo di quelli che egli tiene in conto come giudici, ma che vorrebbe ad un tempo sbalordire se non sopraffare" [...] "Allora si capisce come tutto il montaggio teatrale o intellettualistico del servizio, e i colpi di scena a non finire, e le esibizioni culturali, e le esasperate raffinatezze, e le severità come la pietà, tutto il mondo del padrone di casa infine, così prepotente e straripante, funzioni da trappola"[...] "Senza cultura, senza freni inibitori e morali, ma furbo e spericolato, pronto di riflessi, ambizioso e brutale, esasperato nell'intimo da antichi compessi d'inferiorità e da un desiderio inappagato di rivalsa..."
Dal nostro inviato al fronte Gaio Petronio (Satyricon, la cena di Trimalcione, BUR 1999).
Un'idea tratta spudoratamente dal libro Il riposo di Clio, di Giovanni Aliberti, e-doxa, 2005.
Il Cavalier Danzante, dopo essere stato avvistato nei suq di Tangeri intento a fare la ruota per conquistare la già cornificante-quasi-ex-moglie, è migrato in Sardegna, dove si è limitato a fare fugaci apparizioni di una notte al Billionaire dell'amico Briatore per poi rifugiarsi nel suo bunker di Villa La Certosa, dietro Porto Rotondo, lontano da occhi indiscreti e deciso a riposarsi tra i suoi cactus e le sue piscine per talassoterapia, abusive, fino a settembre.
Putroppo però, lo spirito goliardico del cantautore napoletano prestato alla politica, quest'anno, ha preso il sopravvento nell'animo tormentato dell'imprenditore palazzinaro, costringendolo a seratine cantate per tutta la durata delle vacanze, assieme all'onnipresente Apicella, il quale, novello grillo parlante, getta nell'enorme orecchio dell'ex-presidente delle dritte per eventuali giri di Do e rime baciate napoletane per allietare gli ospiti.
A tutto ciò si è aggiunta la sopresa del vulcano finto, simil-vesuvio, che il genio di Arcore ha fatto istallare a due passi dal mare, subito dietro la collina artificiale e il tunnel che conduce al porticciolo, abusivo anch'esso. Frotte di giornalisti si sono sbizzarriti in paragoni calzanti tra Sir Silvio e Luigi XIV. Silvio il Magnifico, anzi, no, Silvio o'Magnifico, vista la sua indole partenopea.
Ma il nostro blog è andato oltre! Pensavate che fossi andato semplicemente in vacanza, vero? Invece no, si lavora duro anche sotto l'ombrellone, alla faccia dell'idea che si ha di noi abitanti del mezzogiorno d'Italia.
Durante uno degli ultimi banchetti alla villa delle meraviglie, siamo riusciti ad infiltrare un nostro inviato, che ha raccolto la cronaca della serata. Dopo averlo sottoposto a varie sedute di lampada abbronzante e dopo averlo lobotomizzato provvisoriamente per farlo mimetizzare meglio tra gli intellettuali presenti, siamo riusciti a portare alla luce ciò che veramente accade tra le quattro mura (abusive, abusive) della villa di Silvio Berlusconi. Ecco il breve resoconto.
Eravamo immersi in queste prelibatezze, quando fu portato a tavola Berlusconi in persona a suon di musica: venne adagiato in un mare di guanciali imbottiti da scoppiare. Da un mantello scarlatto sbucava la sua testa pelata e intorno al collo, infagottato dal vestito, aveva rincalzato un bavaglio con una larga balza purpurea dal quale pendevano qua e là delle frange [...] Dopo essersi perlustrato i denti con uno stecchino d'argento, disse:"Amici, non ero ancora in comodo per venire a tavola ma, per evitare di prolungare la vostra attesa continuando a non presentarmi, ho deciso di rinunciare ad ogni mio divertimento. Mi consentirete, tuttavia, di finire la partita" [...] Nel frattempo, mentre quello esaurisce, nelle fasi del gioco, l'intero repertorio di parolacce dei filandieri e mentre noi eravamo ancora alle prese con gli antipasti, fu portato in tavola un vassoio, con sopra una cesta, sulla quale era sistemata una gallina di legno [...] immediatamente si avvicinarono al vassoio due schiavi ed al ritmo di musica assordante cominciarono a tirarne fuori delle uova e a distribuirle ai commensali [...] In seguito, poichè nel trambusto del servizio era caduta un'insalatiera ed un valletto l'aveva raccolta da terra, Berlusconi se ne accorse e fece schiaffeggiare il ragazzo, ingiungendo di gettare di nuovo l'insalatiera a terra [...]
Un giovane cameriere egiziano porgeva del pane ai commensali tutt'intorno, traendolo da un forno portatile in argento... ed allora anche il padrone di casa, con orrendi gorgheggi, straziò un'aria tratta dal mimo Il mercante di laserpizio [...] Subito dopo questa portata Berlusconi si alzò per andare al gabinetto. Noi, conquistata la libertà di parola senza quel despota della conversazione, prendemmo a sollecitare i discorsi dei commensali: "E' condizionato nel suo complesso d'inferiorità e di grandezza insieme, dallo sguardo di quelli che egli tiene in conto come giudici, ma che vorrebbe ad un tempo sbalordire se non sopraffare" [...] "Allora si capisce come tutto il montaggio teatrale o intellettualistico del servizio, e i colpi di scena a non finire, e le esibizioni culturali, e le esasperate raffinatezze, e le severità come la pietà, tutto il mondo del padrone di casa infine, così prepotente e straripante, funzioni da trappola"[...] "Senza cultura, senza freni inibitori e morali, ma furbo e spericolato, pronto di riflessi, ambizioso e brutale, esasperato nell'intimo da antichi compessi d'inferiorità e da un desiderio inappagato di rivalsa..."
Dal nostro inviato al fronte Gaio Petronio (Satyricon, la cena di Trimalcione, BUR 1999).
Un'idea tratta spudoratamente dal libro Il riposo di Clio, di Giovanni Aliberti, e-doxa, 2005.
03 agosto 2006
Di nuovo in viaggio
Sono di nuovo in partenza. Ho deciso di lasciare, come ultimo post prima del mio rientro, un regalino divertente per una fresca serata estiva: la telefonata di Berlusconi a Dell'Utri in seguito all'esplosione di una bomba di fronte alla residenza milanese di Silvio.
Spiegare tutti i risvolti precedenti e successivi all'evento è una faccenda lunga, ma chi fosse veramente interessato troverà, nella sezione Documenti del blog, la storia raccontata per intero da un fenomenale Marco Travaglio. Da non perdere.
I dialoghi del filmato sono originali, le trascrizioni delle telefonate intercettate lo confermano, tuttavia non ho idea se a parlare sono due attori o i veri protagonisti.
Buone vacanze a tutti!
Silvio:Pronto?
Marcello: Pronto.
Silvio: Marcello!
Marcello: Eccomi!
Silvio: Allora, è Vittorio Mangano.
Marcello: Eh!
Silvio: ...che succede se ha messo la bomba.
Marcello: Non mi dire!
Silvio: Sì.
Marcello: E come si sa?
Silvio: E... da una serie di deduzioni, per il rispetto che si deve all'intelligenza.
Marcello: Ah, è fuori?
Silvio: Sì, è fuori [fuori dal carcere, in libertà].
Marcello: Ah, non lo sapevo neanche.
Silvio: Sì; questa cosa qui, da come l'ho vista fatta con un chilo di polvere nera, una cosa rozzissima, ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto... è stata fatta soltanto verso il lato esterno. Secondo me, come un altro manderebbe una lettera o farebbe una telefonata, lui ha messo una bomba.
Marcello: Alla Mangano, sì sì.
Silvio: Un chilo di polvere nera, cioè proprio il minimo...
Marcello: Sì, sì, cioè proprio come dire mi faccio sentire, sono qui presente.
Silvio: Sì. Uno: "ma è arrivata una raccomandata, caro dottore?" Lui ha messo una bomba.
(risate)
Marcello: Lui non sa scrivere!
(risate)
Silvio: Su con la vita!
Silvio: (...) la verità ai carabinieri gli ho detto, (...) telefonata, io trenta milioni glieli davo. Scandalizzatissimi. "Come trenta milioni?! Come?! Lei non glieli deve dare, noi l'arrestiamo!" Gli dico: "Ma nooo, su', per trenta milioni!" Poi mi hanno circondato la villa, no? (...) sera siamo usciti, io ([e fedele?]) dalla macchina, paurosissimi (...)
Marcello: Ormai non sei uscito più.
Silvio: Poi casomai vediamo.
Marcello: Va be', sentiremo.
Spiegare tutti i risvolti precedenti e successivi all'evento è una faccenda lunga, ma chi fosse veramente interessato troverà, nella sezione Documenti del blog, la storia raccontata per intero da un fenomenale Marco Travaglio. Da non perdere.
I dialoghi del filmato sono originali, le trascrizioni delle telefonate intercettate lo confermano, tuttavia non ho idea se a parlare sono due attori o i veri protagonisti.
Buone vacanze a tutti!
Silvio:Pronto?
Marcello: Pronto.
Silvio: Marcello!
Marcello: Eccomi!
Silvio: Allora, è Vittorio Mangano.
Marcello: Eh!
Silvio: ...che succede se ha messo la bomba.
Marcello: Non mi dire!
Silvio: Sì.
Marcello: E come si sa?
Silvio: E... da una serie di deduzioni, per il rispetto che si deve all'intelligenza.
Marcello: Ah, è fuori?
Silvio: Sì, è fuori [fuori dal carcere, in libertà].
Marcello: Ah, non lo sapevo neanche.
Silvio: Sì; questa cosa qui, da come l'ho vista fatta con un chilo di polvere nera, una cosa rozzissima, ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto... è stata fatta soltanto verso il lato esterno. Secondo me, come un altro manderebbe una lettera o farebbe una telefonata, lui ha messo una bomba.
Marcello: Alla Mangano, sì sì.
Silvio: Un chilo di polvere nera, cioè proprio il minimo...
Marcello: Sì, sì, cioè proprio come dire mi faccio sentire, sono qui presente.
Silvio: Sì. Uno: "ma è arrivata una raccomandata, caro dottore?" Lui ha messo una bomba.
(risate)
Marcello: Lui non sa scrivere!
(risate)
Silvio: Su con la vita!
Silvio: (...) la verità ai carabinieri gli ho detto, (...) telefonata, io trenta milioni glieli davo. Scandalizzatissimi. "Come trenta milioni?! Come?! Lei non glieli deve dare, noi l'arrestiamo!" Gli dico: "Ma nooo, su', per trenta milioni!" Poi mi hanno circondato la villa, no? (...) sera siamo usciti, io ([e fedele?]) dalla macchina, paurosissimi (...)
Marcello: Ormai non sei uscito più.
Silvio: Poi casomai vediamo.
Marcello: Va be', sentiremo.
Ma stiamo scherzando?
Stamattina mi sono svegliato, ho fatto colazione, mi sono ripulito, mi sono vestito ed ho acceso il mio portatile. Dopo aver fatto un blitz su vari siti internet cercando, senza successo, notizie succulente da commentare ho deciso di fare una capatina sul sito del Corriere, tanto per aggiornare la mia rassegna stampa. Ed invece il buon vecchio quotidiano di Milano nascondeva una sopresa: un bell'articolo (si fa per dire) di Jacques Attali dal titolo "Israele, Hezbollah, la Storia". Un articolo, a mio parere, leggermente non aderente con la realtà dei fatti, in parte delirante e totalmente esagerato.
"Nel marzo 1936, di fronte alla rimilitarizzazione della Ruhr da parte di Hitler, il britannico Halifax poi il primo ministro francese Blum hanno lasciato fare, e abbiamo avuto la guerra. Nell'ottobre 1962, di fronte ai missili sovietici a Cuba, i fratelli Kennedy non hanno lasciato fare, e abbiamo avuto la pace. Nel luglio 2006, di fronte ai missili siro-iraniani sulle spiagge del Mediterraneo, quale sarà la nostra reazione?"
Ho sempre amato i voli pindarici con la storia. Non c'è sistema migliore, per un autore senza argomenti, che paragonare eventi storici che non hanno nulla a che fare gli uni con gli altri, senza dare spiegazione sul metodo di paragone usato. Mettere a confronto la rimilitarizzazione della Ruhr con un paio di centinaia di missili Katiuscia a medio raggio è semplicemente ridicolo. Neppure storicamente sono attinenti, visto che i Katiuscia sono stati inventati nel 1941. Avete capito bene, 1941. I Siriani e gli Iraniani, per ora, non hanno di meglio da offrire che missili inventati all'inizio della Guerra Mondiale Parte Seconda.
Ci preoccupiamo davvero di una manciata di missili di vecchia data, qualche RPG e una buona dose di kalashnikov? Dobbiamo davvero temere tanto? Mi risulta che, per il momento, l'unica potenza nucleare della regione sia proprio Israele ed io sinceramente ho più paura di un paese con le armi nucleari, piuttosto incline alla violenza, che di un gruppo di miliziani armati di polvere da sparo e tanta buona volontà nell'usarla.
"Tollerarli [i missili siro-iraniani] con il pretesto che Israele è armato dagli americani, significherebbe mettere le armi di una democrazia, anche se dominante, sullo stesso piano di quelle di una dittatura, che sogna di divenirlo."
Io le armi di una "democrazia dominante" le metto sullo stesso piano di una dittatura! Secondo l'autore, una democrazia può fare meno danni di una dittatura? A me non risulta. Guardiamo il comportamento recente della Russia contro i ribelli in Cecenia e Daghestan; oppure torniamo indietro nel tempo, quando gli Stati Uniti finanziavano attivita para-militari in Nicaragua, o durante l'occupazione di Panama. Le armi sono armi. Il comportamento irresponsabile di Israele non permette certo di dormire tranquilli e l'atteggiamento permissivo degli Stati uniti e di alcuni paesi europei fa venire gli incubi. Chi sta veramente procurando battaglia, con dichiarazioni al limite della follia, è Olmert! Sulla strage di Qana sono state raccolte sufficienti prove per trascinare il Primo Ministro israeliano di fronte alla Corte Penale Internazionale, ma non credo proprio che lo vedremo mai al banco degli imputati...
"Un giorno, questi missili, che oggi prendono di mira Haifa e Tel Aviv, saranno puntati sul Cairo, Riad, Istanbul, Tunisi, Algeri, Casablanca prima di esserlo su Roma, Madrid, Londra e Parigi. L'ora della verità s'avvicina. Occorre scegliere il proprio campo."
Io questa la chiamo istigazione alla battaglia. Questo autore ha in mente la Guerra Santa contro l'infedele, dimenticando che gli interessi in gioco sono perlopiù economici, da una parte e dall'altra. Dimenticando anche che l'estremismo che abbiamo di fronte non è figlio dei precetti religiosi, ma lo è dell'immensa povertà di quei popoli. La religione (distorta, peraltro) è solo il vincolo che incanala tali estremismi. E' la povertà che va combattuta, non i missili. State tranquilli che se hai palestinesi date la terra che gli spetta e l'acqua per sopravvivere, non avranno più motivi per farsi saltare in aria davanti ad un cinema. E' Israele che dev'essere ridimensionato, riportato all'interno di una dialettica democratica. Dal 1948 ad oggi, Israele non ha rispettato una, che sia una, risoluzione delle Nazioni Unite, così come non lo hanno fatto gli Hezbollah o l'OLP. Stanno tutti sullo stesso piano, con l'unica differenza che Israele è una "democrazia", ma io non riesco proprio a vederlo come titolo di merito...
"Nel marzo 1936, di fronte alla rimilitarizzazione della Ruhr da parte di Hitler, il britannico Halifax poi il primo ministro francese Blum hanno lasciato fare, e abbiamo avuto la guerra. Nell'ottobre 1962, di fronte ai missili sovietici a Cuba, i fratelli Kennedy non hanno lasciato fare, e abbiamo avuto la pace. Nel luglio 2006, di fronte ai missili siro-iraniani sulle spiagge del Mediterraneo, quale sarà la nostra reazione?"
Ho sempre amato i voli pindarici con la storia. Non c'è sistema migliore, per un autore senza argomenti, che paragonare eventi storici che non hanno nulla a che fare gli uni con gli altri, senza dare spiegazione sul metodo di paragone usato. Mettere a confronto la rimilitarizzazione della Ruhr con un paio di centinaia di missili Katiuscia a medio raggio è semplicemente ridicolo. Neppure storicamente sono attinenti, visto che i Katiuscia sono stati inventati nel 1941. Avete capito bene, 1941. I Siriani e gli Iraniani, per ora, non hanno di meglio da offrire che missili inventati all'inizio della Guerra Mondiale Parte Seconda.
Ci preoccupiamo davvero di una manciata di missili di vecchia data, qualche RPG e una buona dose di kalashnikov? Dobbiamo davvero temere tanto? Mi risulta che, per il momento, l'unica potenza nucleare della regione sia proprio Israele ed io sinceramente ho più paura di un paese con le armi nucleari, piuttosto incline alla violenza, che di un gruppo di miliziani armati di polvere da sparo e tanta buona volontà nell'usarla.
"Tollerarli [i missili siro-iraniani] con il pretesto che Israele è armato dagli americani, significherebbe mettere le armi di una democrazia, anche se dominante, sullo stesso piano di quelle di una dittatura, che sogna di divenirlo."
Io le armi di una "democrazia dominante" le metto sullo stesso piano di una dittatura! Secondo l'autore, una democrazia può fare meno danni di una dittatura? A me non risulta. Guardiamo il comportamento recente della Russia contro i ribelli in Cecenia e Daghestan; oppure torniamo indietro nel tempo, quando gli Stati Uniti finanziavano attivita para-militari in Nicaragua, o durante l'occupazione di Panama. Le armi sono armi. Il comportamento irresponsabile di Israele non permette certo di dormire tranquilli e l'atteggiamento permissivo degli Stati uniti e di alcuni paesi europei fa venire gli incubi. Chi sta veramente procurando battaglia, con dichiarazioni al limite della follia, è Olmert! Sulla strage di Qana sono state raccolte sufficienti prove per trascinare il Primo Ministro israeliano di fronte alla Corte Penale Internazionale, ma non credo proprio che lo vedremo mai al banco degli imputati...
"Un giorno, questi missili, che oggi prendono di mira Haifa e Tel Aviv, saranno puntati sul Cairo, Riad, Istanbul, Tunisi, Algeri, Casablanca prima di esserlo su Roma, Madrid, Londra e Parigi. L'ora della verità s'avvicina. Occorre scegliere il proprio campo."
Io questa la chiamo istigazione alla battaglia. Questo autore ha in mente la Guerra Santa contro l'infedele, dimenticando che gli interessi in gioco sono perlopiù economici, da una parte e dall'altra. Dimenticando anche che l'estremismo che abbiamo di fronte non è figlio dei precetti religiosi, ma lo è dell'immensa povertà di quei popoli. La religione (distorta, peraltro) è solo il vincolo che incanala tali estremismi. E' la povertà che va combattuta, non i missili. State tranquilli che se hai palestinesi date la terra che gli spetta e l'acqua per sopravvivere, non avranno più motivi per farsi saltare in aria davanti ad un cinema. E' Israele che dev'essere ridimensionato, riportato all'interno di una dialettica democratica. Dal 1948 ad oggi, Israele non ha rispettato una, che sia una, risoluzione delle Nazioni Unite, così come non lo hanno fatto gli Hezbollah o l'OLP. Stanno tutti sullo stesso piano, con l'unica differenza che Israele è una "democrazia", ma io non riesco proprio a vederlo come titolo di merito...
02 agosto 2006
Ancora Libano
Sto diventando monotematico, non posso farci niente. Per l'ennesima volta consiglio prudenza e attenzione a chi vorrà guardare questo video piuttosto crudo.
01 agosto 2006
...basta...
Ho deciso di proseguire nella pubblicazione di fotografie dal Libano, per quanto crude possano essere. Chi si sentisse offeso o turbato da tali immagini è semplicemente pregato di scusarmi, ma certe cose preferisco farle vedere.
Prima, però, due premesse.
1-Il ministro della Giustizia israeliano, Haim Ramon, ha affermato oggi che sono già stati uccisi dall'esercito israeliano 300 miliziani di Hezbollah su un totale stimato di circa 2.000. Nello stesso tempo, però, le vittime totali libanesi dall'inizio del conflitto superano le 800 di cui almeno 200 sono bambini (dati Unicef). Adesso, io non sono mai stato fortissimo in matematica, ma mi sembrano proporzioni da capogiro. E se davvero Israele riuscisse a far fuori tutti e 2.000 i miliziani, quante sarebbero le vittime in totale per questo massacro legalizzato? Il governo Olmert ha annunciato che per ripulire il Libano dagli Hezbollah avrà bisogno di almeno due settimane. Ancora due settimane di stragi se si prosegue su queste cifre.
Altra chicca: risultano attive in territorio libanese cinque brigate israeliane, tre di fanteria e due di carri armati, inoltre sono stati messi in pre-allarme circa 15.000 riservisti.
Almeno 30.000 militari contro 2.000 miliziani. Ma davvero c'è ancora chi pensa che questa degli Israeliani è solo una guerra difensiva? Ma ci rendiamo conto? La mia principale ipotesi è che Israele voglia porre sotto stretto controllo una fascia di trenta chilometri a nord dell'attuale confine, occupandola e smilitarizzandola per sfruttare le acque del fiume Litani, così come avvenne per il Golan. Tant'è vero che è stato chiesto alle famiglie libanesi che abitano sulla sponda nord del fiume di lasciare le loro abitazioni. Dopodichè ben vengano le truppe d'interposizione, ma ancora più all'interno del territorio libanese.
2-Che Hezbollah sia in possesso di armi iraniane non è un segreto per nessuno. Che queste armi vengano usate per bombardare i civili israeliani è una cosa orribile. Ma non dovrebbe essere altrettanto orribile se, ad esempio, gli Stati Uniti fornissero le armi ad Israele per bombardare i civili, come a Qana?
Questa foto mostra un frammento di una bomba MK-84 con guida laser, munita di BSU-37/B, un aggeggio che dovrebbe stabilizzare l'ordigno mentre è in volo e garantire maggiore precisione. Questo frammento è stato recuperato nelle macerie della palazzina di Qana, bombardata di recente dagli israeliani. Queste bombe sono prodotte dalla Raytheon Inc. e sono in dotazione all'esercito e alla marina americana. 430 chilogrammi d'esplosivo intelligente.
Che faccia parte della recente fornitura sottobanco degli americani ad Israele fatta giungere nel paese attraverso la Scozia? Chi lo sa! Sta di fatto che queste bombe di fabbricazione statunitense hanno non solo sbriciolato il palazzo di Qana (un errore... dicono), ma sono le stesse che hanno colpito due ambulanze della Croce Rossa Libanese il 23 luglio e la postazione ONU presso il villaggio di Khiam. Le cose sono due: o le bombe non sono così intelligenti come dovrebbero o chi le tira si crede davvero furbo.
Ma adesso passiamo alle foto di Qana. Nella speranza che queste tragedie non debbano vedersi più. Lo so, è impossibile. Allora speriamo almeno che non debbano vedersi più così spesso.
Prima, però, due premesse.
1-Il ministro della Giustizia israeliano, Haim Ramon, ha affermato oggi che sono già stati uccisi dall'esercito israeliano 300 miliziani di Hezbollah su un totale stimato di circa 2.000. Nello stesso tempo, però, le vittime totali libanesi dall'inizio del conflitto superano le 800 di cui almeno 200 sono bambini (dati Unicef). Adesso, io non sono mai stato fortissimo in matematica, ma mi sembrano proporzioni da capogiro. E se davvero Israele riuscisse a far fuori tutti e 2.000 i miliziani, quante sarebbero le vittime in totale per questo massacro legalizzato? Il governo Olmert ha annunciato che per ripulire il Libano dagli Hezbollah avrà bisogno di almeno due settimane. Ancora due settimane di stragi se si prosegue su queste cifre.
Altra chicca: risultano attive in territorio libanese cinque brigate israeliane, tre di fanteria e due di carri armati, inoltre sono stati messi in pre-allarme circa 15.000 riservisti.
Almeno 30.000 militari contro 2.000 miliziani. Ma davvero c'è ancora chi pensa che questa degli Israeliani è solo una guerra difensiva? Ma ci rendiamo conto? La mia principale ipotesi è che Israele voglia porre sotto stretto controllo una fascia di trenta chilometri a nord dell'attuale confine, occupandola e smilitarizzandola per sfruttare le acque del fiume Litani, così come avvenne per il Golan. Tant'è vero che è stato chiesto alle famiglie libanesi che abitano sulla sponda nord del fiume di lasciare le loro abitazioni. Dopodichè ben vengano le truppe d'interposizione, ma ancora più all'interno del territorio libanese.
2-Che Hezbollah sia in possesso di armi iraniane non è un segreto per nessuno. Che queste armi vengano usate per bombardare i civili israeliani è una cosa orribile. Ma non dovrebbe essere altrettanto orribile se, ad esempio, gli Stati Uniti fornissero le armi ad Israele per bombardare i civili, come a Qana?
Questa foto mostra un frammento di una bomba MK-84 con guida laser, munita di BSU-37/B, un aggeggio che dovrebbe stabilizzare l'ordigno mentre è in volo e garantire maggiore precisione. Questo frammento è stato recuperato nelle macerie della palazzina di Qana, bombardata di recente dagli israeliani. Queste bombe sono prodotte dalla Raytheon Inc. e sono in dotazione all'esercito e alla marina americana. 430 chilogrammi d'esplosivo intelligente.
Che faccia parte della recente fornitura sottobanco degli americani ad Israele fatta giungere nel paese attraverso la Scozia? Chi lo sa! Sta di fatto che queste bombe di fabbricazione statunitense hanno non solo sbriciolato il palazzo di Qana (un errore... dicono), ma sono le stesse che hanno colpito due ambulanze della Croce Rossa Libanese il 23 luglio e la postazione ONU presso il villaggio di Khiam. Le cose sono due: o le bombe non sono così intelligenti come dovrebbero o chi le tira si crede davvero furbo.
Ma adesso passiamo alle foto di Qana. Nella speranza che queste tragedie non debbano vedersi più. Lo so, è impossibile. Allora speriamo almeno che non debbano vedersi più così spesso.
Europaradiso
Fissate attentamente questa faccia, memorizzatela e ricordatevi questo nome: David Appel. Questo signore è un imprenditore israeliano che, in patria, è stato coinvolto in un poderoso scandalo tangenti (che ha sfiorato anche Sharon) riguardante la costruzione di un immenso obbrobio turistico sull'isola greca di Patroklos nel 1997. Ha corrotto il figlio di Sharon per far in modo che il padre (allora Ministro degli Esteri) facesse pressioni sul governo greco per permettergli di costruire un megacomplesso sull'isola, posta sotto vincoli di inedificabilità e di tutela ambientale.
Oggi ci riprova, vuole costruire un mostro di cemento e ferro di dimensioni colossali. Europaradiso. 1.397.550 metri quadrati di cemento sparsi su 1.200 ettari di macchia mediterranea, un'area che è stata già posta sotto tutela speciale dall'Unione Europea perchè estremamente preziosa. Indovinate dove sorgerà questa mostruosità fatta di alberghi, piscine, uno stadio da 30.000 posti, cinema, centri commerciali e una stazione ferroviaria? Ma a Crotone, naturalmente. Alla foce del fiume Neto.
Un luogo, per ora, risparmiato dalle cementificazioni selvagge e dall'abusivismo edilizio, anche grazie ai vincoli ambientali che hanno permesso di mantenere inalterato l'ecosistema della zona.
Il progetto è iniziato nel 2005, quando Appel è sbarcato a Crotone con una valigia di disegni e schizzi del progetto ed una valanga di promesse. Il sindaco della città, Pasquale Senatore (AN), era entusiasta. Oggi la giunta è cambiata, ma la musica è la stessa. Il sindaco è di sinistra, la giunta è di sinistra, ma tutti vogliono portare avanti l'affare (chissà perchè?). Persino i Verdi (vergogna!) hanno appoggiato il progetto.
Ma possibile che l'Italia riesca ad attirare solo investitori folli e, per giunta, disonesti? Possibile, che una terra martoriata dalla criminalità organizzata e dallo scempio edilizio come la Calabria, debba subire ancora queste prepotenze? Possibile che i cittadini calabresi non riescano a scegliersi degli amministratori che facciano gli interessi della gente prima che i propri? Possibile che nessuno veda come una mostruosità del genere (grande 15 volte Punta Perotti!) porterà solo altra povertà e non altra ricchezza?
Io non so più cosa pensare...
Oggi ci riprova, vuole costruire un mostro di cemento e ferro di dimensioni colossali. Europaradiso. 1.397.550 metri quadrati di cemento sparsi su 1.200 ettari di macchia mediterranea, un'area che è stata già posta sotto tutela speciale dall'Unione Europea perchè estremamente preziosa. Indovinate dove sorgerà questa mostruosità fatta di alberghi, piscine, uno stadio da 30.000 posti, cinema, centri commerciali e una stazione ferroviaria? Ma a Crotone, naturalmente. Alla foce del fiume Neto.
Un luogo, per ora, risparmiato dalle cementificazioni selvagge e dall'abusivismo edilizio, anche grazie ai vincoli ambientali che hanno permesso di mantenere inalterato l'ecosistema della zona.
Il progetto è iniziato nel 2005, quando Appel è sbarcato a Crotone con una valigia di disegni e schizzi del progetto ed una valanga di promesse. Il sindaco della città, Pasquale Senatore (AN), era entusiasta. Oggi la giunta è cambiata, ma la musica è la stessa. Il sindaco è di sinistra, la giunta è di sinistra, ma tutti vogliono portare avanti l'affare (chissà perchè?). Persino i Verdi (vergogna!) hanno appoggiato il progetto.
Ma possibile che l'Italia riesca ad attirare solo investitori folli e, per giunta, disonesti? Possibile, che una terra martoriata dalla criminalità organizzata e dallo scempio edilizio come la Calabria, debba subire ancora queste prepotenze? Possibile che i cittadini calabresi non riescano a scegliersi degli amministratori che facciano gli interessi della gente prima che i propri? Possibile che nessuno veda come una mostruosità del genere (grande 15 volte Punta Perotti!) porterà solo altra povertà e non altra ricchezza?
Io non so più cosa pensare...
Iscriviti a:
Post (Atom)