19 ottobre 2006

Shit happens

Potrebbe capitare a chiunque di avere un amico palestinese, o potrebbe capitare a chiunque di conoscere un iraniano o un afghano. Potrebbe anche succedere che qualcuno abbia la necessità di spedire dei soldi da quelle parti, oppure potrebbe anche succedere che questi amici mediorientali conoscano dei membri di Hamas, Ansar Al-Islam, senza necessariamente farne parte.
Potrebbe anche accadere che un membro della CIA stia, per caso, monitorando in quel momento i movimenti di denaro, oppure le conoscenze di presunti membri di gruppi terroristici, e spunti fuori il vostro nome. In fondo avete fatto una telefonata, o avete mandato un assegno, ad un amico di un amico di un presunto terrorista.
In questo caso potrebbe succedere che l'agente della CIA inoltri il vostro nome all'interno dell'organizzazione e potrebbe succedere che il vostro nome raggiunga un fascicolo ben preciso.
Potrebbe capitare che tale fascicolo venga recapitato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e che il Consiglio lo giri al Comitato per le Sanzioni. Stando alla risoluzione 1373, il Consiglio di Sicurezza ha il potere, senza interpellarvi, di inserire il vostro nome nelle "liste nere". Il Comitato per le Sanzioni (composto dagli stati membri del CdS) decide in poche ore se applicare le sanzioni personali o no. Non viene neppure controllata la posizione del proscritto. Il proscritto non sa neppure di essere inserito nelle "liste nere".
Entro due giorni dalla vostra telefonata in Palestina, il vostro conto in banca viene congelato. Tutti i vostri beni sono posti sotto sequestro giudiziario senza che neppure siate stati informati della cosa. Non solo, ma non c'è neppure la possibilità di fare ricorso, poichè gli individui non possono accedere al Consiglio di Sicurezza.
Volete sapere come può accadere tutto ciò? Tramite un processo detto "a cascata": il Consiglio di Sicurezza delibera una risoluzione; la risoluzione è vincolante per gli Stati membri (art.41); l'applicazione delle risoluzioni dell'ONU è competenza del Consiglio Europeo e della Commissione Europea che nel giro di poche ore, prima adottano una posizione comune nell'ambito della PESC, e poi emettono un regolamento vincolante per gli Stati membri dell'Unione contenente i nomi che sono all'interno delle "liste nere".
Se le liste vengono aggiornate con nuovi nomi, nel giro di pochi giorni la Commissione emette dei regolamenti di secondo grado per aggiornare le liste riguardanti cittadini o residenti nell'Unione. Il tutto senza che nessuno ne sappia nulla.
Ma potrebbe anche capitare che qualcuno voglia rivolgersi al giudice per ribellarsi a quest'ingiustizia. In questo caso, il giudice nazionale non può fare nulla, e il Tribunale di I grado della Comunità ha recentemente emesso una contestata sentenza in cui ammette che nemmeno l'Europa può fare nulla.
Il diritto di proprietà è stato violato? il Tribunale dice che non è una deroga permanente, visto che prima o poi i beni saranno scongelati. Il diritto alla difesa? Può essere sospeso, in fondo ci sono delle indagini in corso. Il diritto ad un giudice, ad un giusto processo? Può essere derogato, visto che i diritti di proprietà non sono inseriti tra i diritti fondamentali della CEDU (Convenzione Europea Diritti Umani).
Che si può fare allora?
Secondo il Tribunale di I grado, si può mettere in atto il meccanismo di protezione diplomatica: lo Stato in cui si risiede o di cui si è cittadini dovrebbe andare di fronte al Comitato per le Sanzioni a garantire per voi. A chiedere che siano rimosse le sanzioni personali. Ma lo Stato non è vincolato. Sarebbe a sua completa discrezione. Stando agli esperti di diritto internazionale, si farebbe molto prima a fare un viaggetto fino a Langley, alla sede della CIA, e contrattare con loro il ritiro delle sanzioni.

Se vi sembra giustizia questa...

2 commenti:

Barbara Tampieri ha detto...

Sempre peggio...ma prima o poi tutto questo gli si ritorcerà contro. E' sempre successo.

Anonimo ha detto...

Mi sembra pazzia...basta che bush ora non si compra la luna...