25 settembre 2006

Ci penso io!

Visti i continui tentativi di maquillage portati avanti dal Fans Club di Silvio Berlusconi, ho deciso di dare il mio modesto contributo all'opera dell'On. Bondi, appena nominato al vertice di una commissione che dovrebbe rinnovare l'intero movimento forzuto.
Per aiutarlo nell'onerosa ricerca delle origini del partito come punto di partenza per il rinnovamento, ho pescato da internet un documento che, sono sicuro, il Sottomesso agli Affari Interni di Forza Italia non potrà disdegnare.
E' il Decreto d'Archiviazione (2002) del Tribunale di Caltanissetta del processo a Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri per concorso in strage con finalità mafiose e terrorismo. Al num. 13 di suddetto documento sono riportati gli stralci delle deposizioni di tale Ezio Cartotto rilasciate in varie occasioni a vari Magistrati.
Il decreto è un atto pubblico, come tale può essere liberamente divulgato. La scelta dei brani, tra quelli più interessanti, è dovuta semplicemente all'eccessiva lunghezza del testo che ne rendeva impossibile la pubblicazione per intero. Spero che possano essere di una qualche utilità all'On. Bondi e a tutti coloro che si cimenteranno nel tentativo di restaurare la traballante facciata della premiata ditta Berlusconi e Associati. In bocca al lupo ragazzi!

Occorre evidenziare che Cartotto al P.M. di Palermo (verb. 20/6/1997) ha riferito che tra maggio e giugno del 1992 era stato contattato da Marcello Dell’Utri, il quale lo mise a parte di un suo progetto politico; egli sosteneva che, di fronte al venir meno dei referenti politici del gruppo FININVEST, era necessario adoperarsi per evitare un’affermazione delle sinistre che avrebbero certamente creato gravi difficoltà per questo gruppo.
Poiché tale sua idea non era condivisa all’interno della FINIVEST, Dell’Utri lo invitò ad “operare come sotto il servizio militare e cioè preparare i piani, chiuderli in un cassetto e tirarli fuori in caso di necessità”.
[...]
Il giornalista sin dal 1981 più volte aveva curato incontri e predisposto conferenze per il personale delle imprese facenti capo alla FININVEST su richiesta di Dell’Utri in ordine a problematiche politiche; questa attività divenne più frenetica dal settembre del 1992. Fu in quel periodo che Dell’Utri lo invitò a svolgere opera di vera e propria consulenza politica per lavorare ad un progetto di individuazione di nuovi referenti per il gruppo di Berlusconi. Cartotto ha dichiarato al P.M. di Palermo (verb. 20/6/1997 P.M. Palermo) di essere stato assunto da PUBLITALIA e di aver cominciato a lavorare in un ufficio all’ottavo piano nei pressi di quello di Dell’Utri insieme ad una serie di collaboratori messigli a disposizione da quest’ultimo.
[...]
“Ricordo - ha riferito ancora il teste - che gli prospettai la possibilità di trovare intese con i partiti di sinistra. Questa ipotesi la scartò in quanto tali forze politiche avevano un rapporto privilegiato con i gruppi imprenditoriali concorrenti riconducibili a “Repubblica” e a “L’Espresso” che non avrebbe mai consentito di raggiungere lo scopo. Gli sottoposi l’ulteriore possibilità di coinvolgere o comunque di dar vita ad un legame con la Lega Nord, partito emergente in continua crescita. Dell’Utri si manifestò più possibilista innanzi a questa via, anche se in definitiva ritenne di scartarla perché si trattava di uomini nuovi che non presentavano adeguata affidabilità. Mostrò, invece, maggiore interesse per la terza ipotesi che gli suggerii, vale a dire il cambiamento all’interno dei partiti tradizionali. Pensavo alla scissione della DC, come si era ventilato da alcuni settori del medesimo partito, con la creazione di una DC del nord da contrapporsi a quella del sud. Il dott. Dell’Utri nell’aderire a questa proposta disse che si rendeva necessario creare un aggregato di quel partito anche al sud. Tuttavia in concreto l’idea non sembrava percorribile perché il potere non poteva essere ceduto da coloro che lo detenevano. Conclusivamente mostrò di voler privilegiare la quarta via che gli avevo prospettato, vale a dire quella della creazione di un gruppo contenitore. Preciso che tutti questi discorsi che ho riassunto si sono sviluppati nell’arco di un paio di mesi, durante gli incontri che avevamo al Palace Hotel di Milano. Ricordo di aver predisposto degli appunti nei quali avevo esposto le linee delle proposte di cui ho detto. Con certezza posso dire che Dell’Utri decise di dar corso all’iniziativa “contenitore” nel giugno 1992.” Sul punto in realtà la contraddizione di Cartotto si rivela apparente, ove si tenga conto di quanto egli ha dichiarato al P.M. di Torino, quale indagato di reati tributari. Nel verbale dell’8/2/1996, egli aveva difatti affermato che, dopo una lunga serie di incontri con Dell’Utri per confrontarsi su tali argomenti, all’incirca a settembre del 1992, stipulò un contratto con PUBLITALIA “secondo il quale il dott. Dell’Utri mi chiese di fare un’operazione di ‘marketing sociale’, a seguito della quale potevano anche nascere possibilità di lavoro per PUBLITALIA, ma che consisteva soprattutto in una serie quanto più vasta possibile di contatti con gruppi o associazioni al fine di verificare l’opinione che costoro avevano della situazione sociale e politica, al fine di creare o migliorare i rapporti di queste associazioni, enti e gruppi con il gruppo FINIVEST attraverso la PUBLITALIA”.
[...]
“Il dottor dell’Utri decise di affidarmi il compito di dar vita ad un “processo” accelerato di formazione e di trasformazione dei quadri dirigenti del gruppo Fininvest in dirigenti politici, a far data dalla ripresa del lavoro dopo la sospensione feriale estiva. Preciso di essere stato invitato a metà settembre nel 1992 a Montecarlo, assieme agli ospiti istituzionali del gruppo, alla tradizionale convention annuale. Fui invitato a partecipare, “per sentire il polso” ai vari dirigenti del gruppo.” Di questa convention, Cartotto aveva pure parlato al P.M. di Palermo, dicendo che nel corso di essa Berlusconi invitò i suoi dipendenti a prepararsi a qualsiasi evenienza per combattere i “nemici” che oramai contavano molto di più degli “amici” che in passato li avevano aiutati.
[...]
Ha poi sostenuto che nell’aprile del 1993 fu convocato da Berlusconi, il quale gli disse che aveva necessità di prendere una decisione definitiva, optando tra la proposta di Dell’Utri e quella di Confalonieri. Alla riunione prese parte, oltre a Cartotto e a Berlusconi, anche Bettino Craxi, invitato per la sua particolare competenza politica e per la sua risalente amicizia con il presidente della FININVEST, mentre non furono invitati i sostenitori delle opposte posizioni tra le quali l’imprenditore lombardo avrebbe dovuto scegliere. Si valutò in quell’occasione l’idea che il gruppo di Berlusconi appoggiasse direttamente alcune forze politiche, sostenendo una nuova aggregazione politica; una ragione di contrasto tra Craxi e Berlusconi fu la possibile alleanza in un nuovo contenitore politico con l’allora MSI, che a dire del primo avrebbe fatto perdere i voti di centro e avrebbe ricompattato la Lega Nord (anziché scardinarla, come secondo lui sarebbe stato auspicabile), ma ad avviso del secondo sarebbe stata utile nella prospettiva di raccogliere in un unico fronte tutte le forze non comuniste. Craxi comunque diede il via libera al progetto di Berlusconi.

24 settembre 2006

Seppuku

Voglio raccontarvi una storia.
Nell'anno 1600 dopo Cristo si svolse, nel lontanissimo Giappone, la battaglia di Sekigahara. Fu l'ultima grande battaglia dell'epoca Sengoku, l'ultima cioè, prima che si istituisse lo Shogunato e il Giappone prosperasse in pace all'interno dei propri confini.
Non è importante ricordare chi combattè quello scontro, nè conoscere i nomi di chi vinse o perse. Vi basti sapere che fu una battaglia estremamente cruenta: moltissimi Samurai rimasero uccisi sul campo e molti altri morirono in seguito alle ferite riportate. Tantissimi persero la vita a causa di esecuzioni e vendette trasversali.
I Generali e i Nobili che non erano periti in combattimento avevano, invece, a quel tempo, la possibilità di lavare l'onta della sconfitta mettendo in pratica l'antichissima tradizione Shintoista del Seppuku, il suicidio rituale. Era un modo che avevano i Samurai per recuperare il proprio onore; per dimostrare, in un ultimo atto di coraggio, che erano degni di appartenere alla più importante casta guerriera dell'antico Giappone.
A quel tempo aveva fatto la sua comparsa, nell'arcipelago nipponico, il Cristianesimo, grazie all'opera di proselitismo della Compagnia del Gesù, giunta dall'Europa con i primi mercanti portoghesi all'inizio del '500. Vi è da dire che la religione cristiana non ebbe mai un gran successo nell'Impero, anche perchè la tradizione Shintoista locale si era legata indissolubilmente al culto del Buddha e ciò impedì la divulgazione del Vangelo. Tuttavia alcune conversioni vi furono, anche eccellenti, e tra questi vi furono anche molti che combatterono la battaglia di Sekigahara.
A questo punto nacque un grosso problema. Una volta finita la battaglia, i Generali convertiti al Cristianesimo si rifiutarono di mettere in atto il Seppuku: la loro vita apparteneva a Dio, e solo questi poteva decidere quando dovesse avere termine.
I Samurai tradizionalisti che avevano vinto la battaglia, e che si aspettavano un gesto d'onore da parte degli sconfitti, non sapevano come comportarsi. Che fare? Possibile che non volessero onorare se stessi e i propri avversari sacrificando la propria vita com'era tradizione? Sembrava proprio di sì.
Alla fine la questione venne risolta.
I vincitori tagliarono la testa agli sconfitti, e con ciò si ottenne un duplice vantaggio: i cristiani sconfitti non sarebbero morti suicidi e avrebbero potuto ricevere degna sepoltura; i Samurai tradizionalisti non dovettero a loro volta subire l'onta di non aver ricevuto gli onori del Seppuku.

Il dibattito politico sull'eutanasia, condotto in questi giorni dai nostri parlamentari, mi ha riportato alla mente la battaglia di Sekigahara. Una disputa d'onore. Da un lato, coloro che si dicono Cattolici e che a causa del loro credo non concepiscono l'idea che qualcuno possa voler morire di sua propria volontà, anche se ridotto ad un vegetale capace di comunicare solo tramite un computer. Dall'altro lato, coloro che si ergono a difesa del diritto di tutti di decidere come e dove morire, più per una presa di posizione che per altro. Chi ha ragione, chi ha torto?
Il problema è che qui non si tratta di capire se sia giusto o meno permettere l'eutanasia. Si tratta di capire chi sono le persone che la desiderano e perchè. Nessun uomo politico si è posto questa domanda. Tutti si chiedono da che parte stia il bene o il male, ma nessuno si interessa delle persone, di coloro che soffrono nei loro letti attaccati a delle macchine, che comunicano con gli sguardi, che vedono solo un soffitto bianco dalla mattina alla sera perchè non possono più muoversi.
L'unica cosa giusta, vera, è che queste persone devono essere tutelate giuridicamente, in un modo o nell'altro. Gli si deve dare una certezza, che sia il semplice testamento biologico o la possibilità completa di decidere giorno e ora della propria dipartita.
I nostri politici mi ricordano tanti Samurai: che discutono sul modo giusto o sbagliato di andare al creatore. Con l'unica differenza che i Samurai decidevano per il loro onore e per se stessi. Questi tizi pretendono di decidere per noi senza neppure interpellarci.

Speciale Report

Questa sera ricomicia Report, condotto da Milena Gabanelli, in onda su Rai Tre a partire dalle 21:00. Puntata speciale sull'11 Settembre. Verrà presentato un documentario dal titolo "Confronting the evidence", prodotto da un milionario americano, tale Jimmy Walter, che ha sganciato circa sette milioni di dollari per tentare di far riaprire la commissione d'inchiesta del Senato sulla tragedia, con ben pochi risultati fino ad oggi.
Il filmato pone una serie di interrogativi sull'attentato, solleva obiezioni, confuta tesi; insomma, infastidisce molto. Tant'è che tutti i maggiori network americani l'hanno rifiutato, nonostante gli fosse stato offerto gratuitamente. I giornali, però, non disdegnano di pubblicare, dietro compenso, intere splash pages di pubblicità per il documentario.
Dopo la visione del video, circa 10.000 persone, tra cittadini e agenti di sicurezza, si sono convinti a fare causa all'Agenzia per la protezione ambientale e al Sindaco di Nuova York in merito alla respirabilità dell'aria piena di polveri, subito dopo il crollo, e alle sue conseguenze sulla salute. Conseguenze taciute dalle autorità.
Di video sull'attentato, comunque, è pieno il mondo. E molti di essi sollevano svariati dubbi sulla versione ufficiale data dalla Casa Bianca e dalla Commissione d'Inchiesta.
Uno di questi è il seguente, diviso in due parti, prodotto dal sito Luogocomune.net che ci permette di avere un piccolo assaggio dei dubbi e dei quesiti di cui scrivevo qualche riga più su.





Ispirato spudoratamente dal post di Lameduck.

22 settembre 2006

E io pago!

Le notizie che ci arrivano dalla Spagna sono come una ventata d'aria fresca, se paragonate all'odore di fritto che viene dalle aule parlamentari nostrane.
E' di oggi l'annuncio del Governo di Zapatero di un cambio di rotta nelle donazioni alla Chiesa Cattolica Spagnola: niente più finanziamento statale. Al posto dei soldi pubblici, i vescovi si finanzieranno solo attraverso la "aportaciòn voluntaria del IRPF", l'8 per mille per intenderci, che verrà innalzato dallo 0,52% allo 0,7%.
I vescovi saranno anche costretti a presentare annualmente un rendiconto di spesa del finanziamento ricevuto. Insomma, dovranno giustificare come spendono i soldi dei cittadini spagnoli. Per ultimo, ma non meno importante, lo Stato applicherà l'IVA sulle transazioni degli immobili ecclesiastici senza più effettuare le esenzioni previste dal precedente accordo concordatario.
Continua, quindi, la corsa di Zapatero verso un atteggiamento di maggiore rigore nei confronti del clero cattolico. Dopo i matrimoni per gli omosessuali e l'abolizione dell'ora di religione, la Spagna si sta lentamente affacciando a diventare una società moderna, multietnica, multiculturale e, soprattutto, laica. Lo Stato in funzione dei cittadini, tutti.
In Italia, invece, discutiamo perfino su a chi spetti la difesa della persona del Santo Padre al di fuori del territorio italiano. Come se il Papa fosse un'Istituzione. Strano che nessuno abbia pensato di affidargli un altro ministero oltre quello di Cristo. In Italia si discute persino sulla presenza o meno del crocifisso nelle classi. Forse pochi si ricordano che fece la sua comparsa nel 1922, grazie all'opera di un certo Benito Mussolini, che usò la croce come piede di porco per scardinare le resistenze (flebili) del clero al suo autoritarismo politico.
Possibile che il Governo italiano, i Governi italiani, debbano sempre muoversi facendo attenzione a non disturbare la Chiesa di Roma? Possibile che la CEI riesca ad influenzare le politiche pubbliche più dell'opinione dei cittadini, l'unica opinione alla quale i nostri onorevoli dipendenti devono render conto?
Zapatero, che aspetti, perchè non vieni da queste parti? Come disse Berlusconi al Parlamento Europeo, qua c'è il sole, il mare; che ti costa?

21 settembre 2006

Una plutocattodemocrazia...

Fortuna che è ancora vivo ed in salute, altrimenti Carlo Azeglio Ciampi si starebbe rigirando senza pace nella tomba. Molto probabilmente, però, gli fischiano le orecchie in continuazione.
Soprattutto dopo l'ultima votazione al Senato, quando i rappresentanti dello Stato sono stati chiamati a decidere sulla sospensione della riforma Castelli per il rimestamento del sistema giudiziario.
Essendo Ciampi un Senatore a Vita, ha sentito il dovere di esprimere la sua contrarietà alla pregiudiziale d'incostituzionalità presentata dalla CDL. Forse anche perchè, quando era in carica come Presidente della Repubblica, aveva rispedito alle camere il provvedimento dell'Ingegner Ministro poichè, come direbbe Calderoli, era una porcata.
Mai l'avesse fatto.
I Senatori leghisti non se lo sono fatti ripetere due volte ed hanno iniziato a sbeffeggiare Carlo Azeglio Ciampi nel loro solito modo colorito. Castelli ha subito affermato che, secondo lui è "una caduta di stile" dell'ex Presidente della Repubblica. Un'affermazione gentile, in confronto ai fischi e agli strepiti che accompagnarono la sua votazione sulla fiducia al Governo.
Dalle parti di Arcore, invece, ci sono andati giù pesante.
Portavoce dello sdegno è l'Onorevole Guzzanti (quello che non fa ridere) il quale, dal sito di Forza Italia, urla e bestemmia contro Ciampi e contro i Senatori a Vita tutti.
"Ciampi ha avuto cura delle propria immagine di galantuomo e anche noi abbiamo contribuito a dargliene una. Che pero’ e’ solo un’immagine, in quanto galantuomini si e’ negli atti, non nella faccia. Io non so ancora se abbiamo di fronte il galantuomo Ciampi o il coscritto Ciampi, il quale e’ uno che a domanda di Prodi e dei suoi si mette la cravatta e le bretelle e va a eseguire gli ordini". Ben gentile, non c'è che dire. Sarà lo stesso Guzzanti che si agitava come una ragazza pon pon per avere il Ciampi-bis? Chi lo sa...
Ma il bello viene quando si va a leggere quello che Guzzanti senior pensa dell'istituto dei Senatori a Vita:
"È una questione gravissima, perche’ ci troviamo di fronte a dei ’non-rappresentanti’ del voto popolare, i quali alterano gli equilibri politici". Se dovessimo parlare in gergo strettamente tecnico, neppure tu, Guzzanti, rappresenti il voto popolare, visto che siamo stati costretti a votare solo per dei cerchietti colorati con dentro una bandierina o un fiorellino. Chi lo sa, forse col maggioritario tu non avresti mai varcato la soglia del Parlamento. Chi lo sa...
"È grave il fatto che questa maggioranza, falsa e inesistente, militarizzi delle persone che si trovano in Senato in omaggio a una vecchia tradizione dei Savoia, perche’ in origine i senatori a vita erano degli illustri poeti, scienziati che per premio erano senatori. Qui invece, con la questione degli ex presidenti longevi della Repubblica ci troviamo di fronte a un’alterazione dell’espressione del voto popolare".
A parte che la maggioranza non militarizza nessuno. Proprio perchè Senatori a Vita, i Senatori a Vita si trovano al di fuori della dialettica politica e non devono osservare direttive di partito. Inoltre mi duole comunicare a Guzzanti che, fino ad oggi, anche la Casa delle Libertà ha usufruito dei Senatori a Vita e del loro voto. Dov'era Guzzanti il 18 maggio del 1994, quando vi fu un voto di fiducia che Berlusconi vinse per un solo voto (a garantirglielo: Agnelli, Cossiga e Leone)? Guzzanti ricorda per caso delle lamentele da parte della sinistra? O forse, a quel tempo era ancora comunista? Chi lo sa...
Il Senato è diventato, sempre secondo Guzzanti, una "Camera aristocratica in cui il voto viene espresso da gente che lo eredita per motivi diversi rispetto all’elezione popolare", ed inoltre "stanno tutti da una parte".
Tutti da una parte? Mi dispiace dover affermare che questa è una fesseria. Cossiga e Andreotti dove li mettiamo? Quest'ultimo persino candidato dalla CDL alla presidenza del Senato in opposizione a Marini.
Ma forse questo di Guzzanti è solo un modo un po' brusco per chiedere a Napolitano di farlo Senatore a Vita, un fondo sono ex-compagni, tra amici ci si dovrebbe aiutare. Chi lo sa... Magari gli si può rimediare una poltroncina vitalizia (il sogno di tutti i voltagabbana come lui) o forse sarebbe più indicato il seggiolone, visti gli strepiti. Chi lo sa...

19 settembre 2006

Oro, botulino e mirra

Come fa un misero essere umano a sopravvivere alla morte? Di solito fa molti figli, un po' come un coniglio. Oppure diventa qualcuno di famoso, qualcuno le cui opere siano ricordate nei secoli a venire; che so, uno scrittore, un pittore, un grande statista. Oppure, come facevano gli egizi, si costruisce una piramide a futura memoria.
Berlusconi sembra avere un grosso problema con il trapasso.
Ha molti figli, è vero, ma questo non gli basta. Ha tentato di farsi ricordare per le sue opere, le sue grandi opere, ma a quanto pare il ponte sullo stretto non vedrà mai la luce e il Mose non separerà mai le acque.
Ci ha provato con la scrittura, ma si sono accorti subito che aveva scopiazzato qua e là, rischiando anche una denuncia per plagio (vedi "caso Firpo"). Ci ha provato con la musica, ma si è fermato al pianobar e, nonostante gli sforzi, Apicella non vincerà mai Sanremo.
C'ha provato con la politica e sappiamo tutti com'è andata. Forse c'ha provato anche con la delinquenza, ma questo non posso dirlo con certezza anche per non beccarmi una querela.
Che cosa rimane?
Le piramidi.
O meglio, un sepolcro colossale.
Ecco un nuovo video dell'enorme tomba (per altro abusiva) di Silvio Berlusconi nella sua villa di Arcore. Sono permessi gli scongiuri durante la riproduzione del video.

E' nata! E' nata!

E' nata the right nation comunità virtuale per bloggers di destra. Tanti auguri di un futuro radioso a questo gruppo di liberi (liberi?) pensatori dell'opposta fazione.
Ma che sarebbe la "right nation", nata negli USA?
Stando a quello che dicono sul sito sarebbe questo:
"E’ un movimento che sa di appartenere ad una grande nazione e fieramente insegna ai suoi figli a ripetere tutti i giorni a scuola la Pledge of Allegiance: - I pledge allegiance to the Flag of the United States of America, and to the Republic for which it stands, one Nation under God, indivisible, with liberty and justice for all - Noi non siamo americani. Ma a loro guardiamo, per imparare ad amare noi stessi, amarsi come fanno loro, riscoprire la nostra identità e le nostre innegabili ed inestirpabili radici giudaico-cristiane".
Amare noi stessi? Amarsi come fanno loro? E come? Facile, bastano 10 steps:
1- Dimenticare l'uso della forchetta. Per mangiare panini non serve (in America organizzano corsi di formazione per manager per imparare ad usare le posate durante le cene di lavoro. Non sto scherzando).
2- Farsi salire il colesterolo oltre il livello di guardia (Gli Stati Uniti hanno il tasso d'obesità della popolazione più alto del mondo).
3- Cominciare ad inquinare il mondo (gli USA contribuiscono per oltre il 15% alle emissioni mondiali di gas serra).
4- Comprarsi un SUV.
E questo è par amare se stessi, adesso vediamo cosa si deve fare per amare gli altri:
5- Procurarsi un telo bianco o rosso e metterselo sulla testa dopo aver ritagliato due buchi per gli occhi. Dopodichè dare fuoco ad una croce in un campo.
6- Condannare a morte almeno 60 persone l'anno (nel 2005 gli USA erano al 5°posto al mondo per condanne a morte eseguite, subito dopo l'Iran).
7- Vestirsi da poliziotto e cercare qualcuno di colore da pestare.
8- Costruire una fabbrica in un paese del terzo mondo.
9- Comprare una pistola.
10- Usare la pistola.

Ma cos'è che lega così indissolubilmente l'Italia e gli Stati Uniti?
"Un’amicizia che si rinnova oggi, nella lotta al terrorismo internazionale e a tutte le forme di integralismo islamico, che proprio il Presidente Bush ha chiamato “nazi-islamismo”. Un’amicizia per la libertà".
Veramente ha detto Islamo-fascismo, ma come cazzata stiamo lì.
Mi verrebbe da chiedere cosa succederebbe se un giorno vincessero le elezioni presidenziali i Democratici (molto probabilmente accadrà presto, visti i sondaggi).

"Per questo ci rivolgiamo alle personalità più interessanti, più vive, che già da tempo indicano la strada e il lavoro da fare: il Presidente Marcello Pera, Magdi Allam, Giuliano Ferrara, Oriana Fallaci, il professor Claudio Risè, André Glucksmann, Alain Finkielkraut e da ultimo, ma non per questo meno importante il Professor Ratzinger. Attingeremo a piene mani da loro perché di queste radici, di questa Europa, ci sentiamo figli. Guardiamo all’America per imparare ad essere Europei".
Che è un po' come dire vado a Milano da Roma passando per Tunisi. La cosa divertente, ma molto divertente, è che negli Stati Uniti hanno inaugurato da anni un corso alla Columbia University che si chiama:"Western Civilization". In questo corso insegnano che il pensiero occidentale è nato in Italia nel corso del Rinascimento, si è spostato in Olanda, è arrivato in Inghilterra e adesso si è diretto negli USA. Al di là dell'idiozia intrinseca di tale insegnamento, questo ci dimostra che sono gli Stati Uniti che stanno riscoprendo la loro identità in Noi, italiani ed europei. E adesso arriva il gruppetto di The Right Nation a tentare di riscoprire le nostre radici in chi cerca di riscoprire le proprie radici nelle nostre radici. E' un percorso un po' masochistico, non vi sembra?

18 settembre 2006

Poveretti 2

Prosegue la raccolta dei messaggi più profondi ed interessanti, tratti dal sito di Forza Italia, che i membri del Fans Club lasciano all'attenzione del proprio idolo, Silvio Berlusconi.

Come al solito la natura dei messaggi è mutevole. Si passa da semplici richieste d'informazioni...
"CHI MI DICE COME SI FA A FAR SAPERE A DILIBERTO CHE L'ULTIMO CHE PUO' ACCUSARE BUSH E' UN COMUNISTA CHE SI E' NUTRITO DI SANGUE?"
Non sapevo che Diliberto fosse anche un vampiro oltre che un divoratore di bambini in brodo.

... A dichiarazioni che fanno scalpore:
"dopo l'IRI, la SME e la CIRIO, il viscido ci ha provato anche con Telecom. NON lasciate che insabbino tutto. Tutti devono capire e sapere. NON mollate l'osso!!!!"
Manca la centrale elettrica e gli alberghi a Parco della Vittoria e poi il quadro è completo.

C'è chi urla al complotto:
"Questi islamici se la prendono tanto x le parole del Papa,perchè non protestano x le false promesse di prodi e co.in campagna elettorale.sono compagni di merende?"
Sicuramente. Come ho fatto a non pensarci anche io...

Chi guarda con nostalgia al passato:
"Rivoglio il mio Presidente il mio governo in questi cinque anni mi sentivo come guidato da un padre con amore x la sua patria e i suoi figli torna presto Presidente"
Non preoccuparti, dalla sua sede a Villa La Certosa, Silvio Berlusconi tutto vede e a tutto provvede.

C'è anche chi è preda di confusione:
"Quando uno ti vuole menare,a voglia a sfuggire,egli prenderà ogni scusa e se questa non c'è la inventera ma infine finirà per menarti.Vale quindi la pena far finta di non capire?"
Io non faccio finta. Io non ho capito sul serio.

E c'è anche chi rimuove il passato:
"i detenuti liberi per l'indulto sono i maggiori responsabili di tutte cio' che accade a NAPOLI, CARO PRESIDENTE BERLUSCONI VI CHIEDO DI SCENDERE IN PIAZZA"
Se ho capito bene, Berlusconi dovrebbe scendere in piazza contro se stesso, o no?

Ma quella che non manca mai è la speranza:
"Spero solo che tutto il silenzio da parte di Berlusconi sia perchè stà pensando come far fuori sto' governo marcio e vomitevole"
Ti ci puoi giocare le mutande che è così.

17 settembre 2006

Arrivano i padani

Dopo un'estate calda passata nelle loro dimore di fango col kilt estivo (tipo minigonna), al sopraggiungere dei primi freddi hanno fatto la loro ricomparsa i Padani, come qualunque raffreddore che si rispetti.
Si sono fatti intravedere oggi in una Venezia con l'acqua fino alla gola, sotto un diluvio universale, primo oscuro presagio del loro ritorno.
Bossi ha biascicato a lungo dal palco della Festa dei Popoli Padani (cerco di restare serio mentre scrivo) sui successi della politica leghista, in particolare sul referendum costituzionale. Il senatùr ha affermato, infatti, che il NO (deciso) non ha permesso di passare dalla prima alla seconda repubblica ma "per fortuna che voi ci credevate e che noi ci credevamo".
Bossi ha anche inaugurato una nuova strategia: il "federalismo dall'interno". Stando a fonti ben informate dovrebbe funzionare un po' come una biopsia o forse come un clistere, cercando, dall'interno appunto, di far muovere le regioni per chiedere più autonomia allo Stato. "Siamo riusciti a trovare la strada per il Federalismo e adesso la insegneremo a tutti, a tutte le Regioni del Nord, che la prenderanno", dove esattamente? All'interno, sempre all'interno. Bossi scorda però un piccolissimo particolare: non è più al governo (grazie al cielo, aggiungerei) e che, quindi, il potenziale d'intimidazione del suo partito è pressochè nullo. Inoltre dimentica pure che le regioni amministrate dal centrodestra, al nord, sono solo 2 (Lombardia e Veneto) e che, anche all'interno del centrodestra vi sono forze politiche che non vedono certamente di buon occhio le battaglie campali dei padani.
Se poi i aggiungiamo che l'appeal politico dei dirigenti padani ricorda quello di un gruppo di pastori ad una riunione del MENSA, possiamo concludere che l'unità del nostro Stato non sarà mai turbata da "pericoli verdi" di alcun genere.
Questo filmato tratto da uno spettacolo di Beppe Grillo (genio!) ci fornisce una chiara immagine della situazione odierna dei vertici padani.

Amore fa rima con cuore

Non riesco a crederci. E io che pensavo che Sandro Bondi si consumasse per una passione completa, assoluta per Silvio Berlusconi. Credevo che prima o poi si sarebbe dichiarato e ne avrebbe chiesto la mano, per coronare, infine, il loro sogno d'amore. E invece no, mi sbagliavo.
A quanto pare l'ex comunista redento si è preso una cotta per una bella signorina che lavora alla Camera. Una commessa.
Nell'ultimo numero di Vanity Fair, autorevolissima rivista di gossip e moda, dove il coordinatore nazionale del partito politico di Forza Italia tiene una rubrica (autorevolissima anch'essa), Bondi dedica una poesia a quella che dichiara essere "la bellezza" incontrata a Montecitorio.
La bellezza "sfuggente e dolente" si chiama Roberta (nome di fantasia?) e a lei Bondi scrive i seguenti versi ispirati: "Dolente fulgore/ mite regina/ misteriosa malìa/ polvere di stelle".
Da questa descrizione poetica e affascinante, che ci fa capire perfettamente quello che Bondi vuole esprimere, non possiamo che concludere che si deve trattare di una gran bel pezzo di figliola se è riuscita ad attirare le attenzioni del Nostro più di qualunque obiettivo di telecamera presente a palazzo.
Silvio fa qualcosa! Cambia look, rinnovati, renditi più desiderabile, o qua rischi che Bondi salti il fosso e decida di fondare un nuovo, grande partito delle libertà con Roberta sua!

16 settembre 2006

Vai tranquillo... in Parlamento

A grande richiesta ecco che arriva il mio autorevole (e come no!) pronunciamento sull'affaire Telecom. Visto che l'argomento è complesso e la questione ancora lungi dall'essere risolta, mi limiterò alle mie impressioni e alla mia sensazione generica sulla faccenda.
Premessa.
L'intervento statale in economia non è mai una bella cosa, nossignore. Tuttavia, vi sono delle condizioni di distorsione del mercato o di grave indebitamento aziendale in cui tale intervento è, quantomeno, auspicato. Se volessimo fare un excursus storico sui casi clamorosi di intervento pubblico, non potremmo che citare il new deal di Roosevelt (applicazione pratica delle teorie keynesiane), subito dopo la crisi del '29, ma per restare più efficacemente attaccati alla situazione italiana bisognerebbe far riferimento al caso della Finanziaria Breda, risollevata pezzo per pezzo solo grazie a fondi pubblici e all'acquisizione, da parte dello Stato, di parte del pacchetto azionario e del controllo del CdA (tra il 1947 e il 1953).
Ma ancora più pregnante è il caso della Terna (ex rete Enel) del tutto simile a quello che è il piano Rovati per Telecom; in due parole: scorporo della rete fissa, passaggio sotto il controllo statale, collocamento in borsa dopo averne rimpinguato le tasche.
Ed eccoci al primo punto della questione: non si tratta di "statalismo". Il transito delle azioni attraverso il controllo dello Stato, non vuol dire tornare ai tempi dei monopòli o scivolare nella dittatura del proletariato, significa solamente assicurarsi che il passaggio venga gestito attraverso canali, per così dire, istituzionali. Se il progetto fosse stato quello di far "sostare" le azioni sotto l'ombrello del governo, allora sì che sarebbe stato statalismo e perdipiù ingiustificato.
Ma quali potrebbero essere i motivi che hanno portato il governo, nella persona di Rovati, a pianificare un tale intervento? Il pensiero di molti è corso ai passati di Prodi come punta di diamante dell'IRI, punta di diamante a sua volta dell'intervento pubblico.
Io però credo che i motivi siano altri. Ad esempio il rischio di un passaggio di Telecom (o perlomeno di parte di essa) sotto il controllo di investitori stranieri, Rupert Murdoch su tutti. Tronchetti Provera non ha fatto mistero dei contatti avuti col finanziere australiano per uno scambio azionario in vista della scissione di Tim dal corpo principale dell'azienda. Credo che il governo non si fidasse troppo delle rassicurazioni di Tronchetti Provera (giustamente rinominato da Beppe Grillo "il tronchetto dell'infelicità") sul fatto che Telecom sarebbe rimasta italiana.
L'errore di Prodi è, per ora, quello di non voler riferire in Parlamento. Fossi in lui ci andrei, servirebbe a stemperare il clima e a far tornare la discussione su un piano istituzionale. Questa mia analisi non intende essere esaustiva o completa, anche per non dilungare all'infinito il discorso. Tuttavia vorrei concludere con due interventi che credo siano interessanti. Il primo è di Fedele Confalonieri, il quale, sebbene contrario in linea di principio all'intervento pubblico in economia, non può non sottolineare che sarebbe auspicabile che Telecom restasse italiana.
Il secondo è di Sergio Marchionne e riguarda le dimissioni di Tronchetti Provera, per molti "cacciato" dal governo. L'amministratore delegato di Fiat afferma di essere d'accordo con Prodi sul fatto che le dimissioni sono solo "un fatto aziendale".

Segatura che va a fuoco

Il Comandante in Capo dell'esercito più utilizzato del mondo è tornato a parlare di terrorismo. Questa volta, bersaglio delle sue invettive è la III Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra (1949). Stando a quello che afferma questo intraprendente texano, la Convenzione non è molto precisa, piena di regole "troppo vaghe" sul trattamento dei prigionieri e, in generale, con pochissime figure. Una vera noia. George Dabliu si sta ancora scervellando per capire qual'è l'altezza minima per rientrare tra le Alte Parti Contraenti.
Da qui la richiesta al Congresso degli Stati Uniti di legiferare per "chiarire" i punti oscuri della Convenzione. In parole povere, Bush vuole sapere fin dove possono spingersi gli interrogatori dei presunti terroristi: posso strappargli le unghie dei piedi? Posso gettare il corano nella latrina? Posso insultarli? Posso tererli segregati per un tempo indefinito senza concedergli neppure un avvocato?
L'oggetto del contendere è l'art.3 della Convenzione, più un cruciverba che un articolo di legge:"nel caso in cui un conflitto armato che non presenti carattere internazionale scoppiasse sul territorio di una delle Alte Parti contraenti, ciascuna delle Parti in conflitto sarà tenuta ad applicare almeno le disposizioni seguenti:
1. Le persone che non partecipano direttamente alle ostilità, compresi i membri delle forze armate che abbiano deposto le armi e le persone messe fuori combattimento da malattia, ferita, detenzione o qualsiasi altra causa, saranno trattate, in ogni circostanza, con umanità, senza alcuna distinzione di carattere sfavorevole basata sulla razza, il colore, la religione o la credenza, il sesso, la nascita o il censo, o altro criterio analogo. A questo scopo, sono o rimangono vietate, in ogni tempo e luogo, nei confronti delle persone sopra indicate:
le violenze contro la vita, l'integrità corporale, specialmente l'assassinio in tutte le sue forme, le mutilazioni, i trattamenti crudeli, le torture e i supplizi;
la cattura di ostaggi;
gli oltraggi alla dignità personale, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti;
le condanne pronunciate e le esecuzioni compiute senza previo giudizio di un tribunale regolarmente costituito, che offra le garanzie riconosciute indispensabili dai popoli civili.
I feriti e i malati saranno raccolti e curati.
Un ente umanitario imparziale, come il Comitato internazionale della Croce Rossa, potrà offrire i suoi servigi alle Parti in conflitto. Le Parti in conflitto si sforzeranno, d'altro lato, di mettere in vigore, mediante accordi speciali, tutte o parte delle altre disposizioni della presente Convenzione. L'applicazione delle disposizioni che precedono non avrà effetto sullo stato giuridico delle Parti in conflitto".

Molto vago in effetti, lacunoso, quasi oscuro. Io non c'ho capito niente.
Per non parlare degli articoli che seguono; man mano che si prosegue nella lettura della criptica Convenzione, gli occhi si incrociano, il cervello guaisce di dolore e la salivazione cessa irrimediabilmente. L'edipico art.12 al primo comma recita: "i prigionieri di guerra sono in potere della Potenza nemica, ma non degli individui o dei corpi di truppa che li hanno catturati. Indipendentemente dalle responsabilità individuali che possono esistere, la Potenza detentrice è responsabile del trattamento loro applicato". Per chi non avesse afferrato, le torture di Abu Grahib possono (anzi devono) essere ascritte direttamente agli Stati Uniti e non a chi ha materialmente compiuto le atrocità.
L'enigmistico art.14 dice che: "i prigionieri di guerra hanno diritto, in ogni circostanza, al rispetto della loro persona e del loro onore".
L'art.20, poi, è un vero rebus:"il trasferimento del prigioniero di guerra si farà sempre con umanità e in condizioni analoghe a quelle osservate per gli spostamenti delle truppe della Potenza detentrice".
Ma come si può pretendere che un povero ex (mica tanto) alcolista si metta lì seduto a decifrare enigmi così difficili, regole di così libera interpretazione, periodi grammaticali di una lunghezza infinita. Strano che Dan Brown non abbia pensato di scriverci un libro sopra.

13 settembre 2006

Forse non tutti sanno che...

... la guerra in Iraq è stata pensata come un'immensa campagna propagandistica per i Repubblicani e per Bush. Si cercò in tutti i modi, perlomeno nella prima parte del conflitto, la "liberazione", di ricreare in tv quelle che erano le accoglienze festanti delle città europee liberate dagli alleati durante la seconda guerra mondiale.
Uno dei primi esempi di questa strategia è stato magistralmente descritto nel libro "Vendere la Guerra" da Sheldon Rampton e John Stauber, due espertissimi di PRwatch, l'osservatorio americano sulle pubbliche relazioni.
Vi ricordate la gloriosa scena dell'abbattimento della statua di Saddam Hussein, ripresa dalle telecamere di Fox News cinque minuti dopo che le truppe americane erano entrate a Baghdad? Forse vi ricorderete anche che, stranamente, le inquadrature della televisione americana erano tutte particolarmente "strette", come le seguenti.



In pratica, sembrava che la folla fosse molto numerosa, che ci fosse un sacco di gente incazzosa intorno alla statua. Dava l'impressione che la popolazione irachena fosse molto felice di liberarsi dal giogo di una dittatura per finire nelle amorevoli mani degli americani, talmente felice da non pensarci su due volte prima di tirare giù uno dei tanti simboli del potere di Saddam.
In realtà non è andata esattamente così.
La foto qua sotto, mostra la piazza da un'inquadratura più ampia e l'immagine parla da sola.

Usando il vecchio trucco dell'inquadratura stretta, i giornalisti di Fox News (la più conservatrice delle reti conservatrici americane) ha fatto credere al mondo che i cittadini di Baghdad stessero in massa scendendo in piazza per esprimere la loro gioia demolendo le statue della città. E' più o meno lo stesso strucco che hanno usato alle elezioni, quando hanno sparso la notizia (falsa) che Bush avesse conquistato la Florida.
Stando a fonti ben informate, sembra inoltre che quelli nella piazza non fossero altro che comparse che gli americani si portavano appresso da un posto all'altro per inscenare la gioia degli iracheni al passaggio delle truppe. Ma forse sono solo menzogne e montature per screditare i "liberatori" del paese.
Ad esempio, questa foto mostra uno dei membri delle Free Iraqi Forces subito dietro ad Ahmed Chalabi a Nassirya, al momento dell'ingresso degli americani in città.

E qui sotto c'è una foto con il fratello gemello della foto sopra che esulta a Baghdad tre giorni dopo. Alcuni maligni potrebbero pensare che si tratti della stessa persona, ma sappiate che non è così, gli americani certe cose non le fanno. No, no.

Anno Zero



Ci eravamo fermati qui...

Tra meno di ventiquattro ore, Michele Santoro riprenderà il posto che gli spetta di diritto (anche secondo il giudice del lavoro) alla guida di un talk show in prima serata, stessa fascia e stessa rete di Sciuscià.
Novità? Tante, a partire da Marco Travaglio, new entry del gruppo insieme a due signore: Rula Jebreal (giornalista di La7) e Beatrice Borromeo (???). Nicola Piovani (Oscar per "La Vita è Bella") curerà le musiche del programma.
Non vedo l'ora di stravaccarmi in poltrona, di godermi lo show e quella che considerò una piccola grande vittoria per la libertà d'informazione e d'opinione.
Coraggio Michele, riprenditi il tuo microfono e raccontaci qualcosa che per quattro anni nessuno ha potuto più sentire.

L'archivio di Licio Gelli


Un po' di ricordi, belli e brutti, del Venerabile Maestro (si fa per dire) Licio Gelli, ormai attempato, intervistato da Effetto Reale su La7. Il cappuccio nero, gli stemmi, le banconote della P2, sembra di sfogliare un vecchio album di famiglia, se non fosse che ci fa tornare alla mente uno dei periodi più bui della storia del secondo dopoguerra.
Da visitare anche il blog LicioGelliFansClub per chi volesse approfondire, ad esempio, i rapporti tra Gelli e Berlusconi.

12 settembre 2006

Storie di ordinaria idiozia

L'onta è stata lavata nel sangue. La morte di Steve Irwin (quell'australiano che molestava gli animali) è stata vendicata.
Un gruppetto di fans dell'unico naturalista al mondo a possedere uno zoo, hanno pensato bene di farla pagare alla razza che ha ucciso il loro eroe andando a mutilare e mandare al creatore un bel po' di sue compagne. Come nella migliore tradizione mafiosa, hanno asportato il pungiglione (l'arma del delitto) e hanno accoppato gli incolpevoli animali. Bisogna vedere come risponderanno le razze a questo massacro di picciotti. Prenderanno un paio di australiani e gli faranno delle scarpe di cemento? Quanti padiglioni auricolari saranno recapitati a madri ansiose per la sorte dei loro figli? Secondo voi, senza pollici opponibili, come faranno le razze a usare il mitra?
Molto probabilmente non succederà nulla. Sono solo animali. Quella povera razza, non capendo che Irwin voleva solo che lei partecipasse al suo programma, sentendosi minacciata si è difesa come si sarebbe difesa da uno squalo o da un qualunque altro pericolo: con il suo pungiglione.
Stando al ragionamento di questi intelligenti esemplari della razza umana, la prossima volta che mi punge un'ape sarò costretto a crivellare di colpi l'alveare. E se per caso investo un cane e quello mi rovina la carrozzeria sarò costretto a spezzargli le zampe, se non l'ho già fatto secco con la macchina.

Vane speranze

So già che per questo post pioveranno critiche a non finire, ma è un tema a cui tengo molto e ho tanta voglia di parlarne.
Si tratta dell'intervento del Presidente americano George Dabliu Bush per l'anniversario dell'undici settembre.
La sala ovale, le sfolgoranti bandiere a stelle e strisce, la giacca scura, Bush snocciola uno dietro l'altro gli straordinari successi che la sua "guerra al terrore" ha portato fino ad oggi: in pratica, zero. Invece di commemorare le uniche vittime della storia in suolo americano con un messaggio di cordoglio e di pace, il texano più famoso del mondo aizza il suo popolo alla battaglia e alla vendetta, prendendosi anche la briga di parlare per l'intero occidente se non per l'intera umanità. Una bella responabilità non vi pare? La mia prima reazione è stata: "Parla per te, deficiente", ma capisco che si possa anche reagire in modo diverso, ad esempio: "Signore, perdonalo, perchè non sa quello che fa", oppure: "Dovrò scavarmi un bunker in giardino...".
Dopo aver introdotto il discorso con qualche parola sullo scontro di civiltà, Bush prosegue facendo un lucido quadro geopolitico della situazione mediorientale: "Se non sconfiggiamo i nostri nemici ora, lasceremo i nostri figli di fronte a un Medio Oriente dominato da Paesi terroristi e dittatori radicali armati di arsenali nucleari". Cioè Olmert? L'unico capo di governo del medioriente a possedere testate nucleari? Qualcosa non torna... forse ha bevuto, come quando al college fece secco un ragazzo mentre guidava in stato d'ebbrezza.
Altra frase delirante: "Il conflitto segnerà il corso per il nuovo secolo". Credo che questa affermazione si commenti da sola...
Poi Bush passa a Osama Bin Laden, ormai più simile ad Arsenio Lupin: "Ti troveremo, non importa quanto tempo ci vorrà, e ti assicureremo alla giustizia". Quale giustizia, quella che gli americani amministrano quotidianamente a Guantanamo o in uno qualunque dei campi di concentramento gestiti dalla CIA in giro per il mondo (anche in Europa)? Recentemente lo stesso Bush ha ammesso l'esistenza di queste prigioni, assicurando anche che d'ora in avanti i prigionieri saranno trattati secondo gli standard di Ginevra. Nessun giornalista si è alzato per chiedere: "Scusi, Signor Presidente, significa che fino ad oggi li torturavate a sangue?".
Ma la parte più divertente arriva quando Bush parla delle mitiche (nel senso di leggendarie) armi di distruzione di massa, perchè, secondo Bush, anche i terroristi continuano a cercarle (guarda tu Saddam come le ha nascoste bene!) e "non avrebbero esitazioni nell'usarle contro di noi". Esattamente come voi Americani non avete avuto esitazione ad usarle contro di loro: le cluster bombs in Afghanistan, il fosforo bianco a Fallujah, le mine antiuomo, l'uranio impoverito in kosovo e adesso in medioriente...
Adesso vi dico cosa avrebbe dovuto dire una persona sana di mente in un'occasione come questa: "Popolo americano, popoli dell'umanità. Quella dell'11 settembre è una tragedia che ci ha aperto gli occhi. Abbiamo visto la guerra sul nostro suolo e abbiamo visto morire molti nostri fratelli. Hanno colpito l'America al cuore.
Noi credevamo di essere il faro dell'umanità, credevamo di essere nel giusto, ma evidentemente a qualcuno ha dato fastidio il nostro modo imperialistico di gestire le relazioni internazionali. Fino ad oggi, le operazioni della CIA nel mondo hanno causato guerre e povertà e qualcuno accecato dall'ira si è vendicato su degli innocenti. Hanno sfruttato la fame di tante persone per compiere dei crimini efferati in nome della religione e contro gli invasori occidentali. Tutto questo non succederà più. Abbiamo capito che l'unico modo per vivere in pace è perseguire la pace stessa. Dobbiamo portare benessere a quelle popolazioni, e lasciarle libere di vivere e di pregare quello che meglio credono. Se non vogliono la democrazia pazienza. Noi dobbiamo operare solo per far in modo che vivano sereni e in pace. E' il miglior modo per ricordare i nostri parenti e amici che sono morti nelle torri per colpa della nostra cecità. Adesso sappiamo quello che dobbiamo fare. Non esporteremo la democrazia, ma esporteremo la pace e la fratellanza, la ricchezza e il benessere. Diremo basta alle forniture di armi ai popoli africani e non rovesceremo più governi per assicurarci il petrolio. Non si potranno più brevettare le medicine e ogni americano si impegnerà per il benessere del prossimo. Solo così il terrorismo sarà combattuto efficacemente e solo così gli estremisti non troveranno più terreno fertile per le loro prediacazioni di morte. E' un nostro dovere come faro dell'umanità".

Questo avrebbe dovuto dire, allora sì che avrei applaudito e sperato in un futuro migliore.

11 settembre 2006

Va' dove ti porta il Cavaliere...

...foss'anco all'inferno.
Credo si possa sintetizzare così la linea politica che stanno seguendo i vertici di Alleanza Nazionale, ciechi al fatto che la Casa delle Libertà ormai è solo un ricordo. E non solamente per la presa di posizione dell'UDC. Oggi anche Bossi (da non crederci) ha ribadito che i gerarchi leghisti non voteranno contro l'ONU perchè "quelle popolazioni hanno bisogno di aiuto, non si possono abbandonare".
Insomma il voltafaccia a metà di Berlusconi sul voto per la missione in Libano, non ha raccolto il successo sperato. Solo Fini è rimasto fedele a Sir Silvio, nella speranza, soprattutto, di riuscire a brillare di luce riflessa.
I guai del Capoccia di AN sono molti: la sua posizione all'interno dell'arco costituzionale non gli permette certamente la stessa mobilità d'azione che ha Casini; inoltre le sue aspirazioni di governo (necessitate anche da dover mantenere la leadership di un partito che può estremizzarsi da un giorno all'altro) non gli permettono di prescindere dal Cavaliere, unico suo appiglio per raggiungere palazzo Chigi.
In tutto questo rimestare e scervellare però, Gianfranco Fini dimentica un piccolissimo particolare. I suoi elettori non funzionano come quelli di Forza Italia. Alleanza Nazionale è un partito nel senso tradizionale del termine, non è sorretto dal culto della personalità e la sua base non è composta da zeloti pronti ad immolarsi per il bene del proprio idolo. La base preme, i dirigenti scalpitano e Fini non ha trovato niente di meglio che appoggiarsi, ancora e ancora, a Silvio Berlusconi.
I suoi calcoli potrebbero presto rivelarsi errati in modo irreparabile.
Un sondaggio di Ipsos per Apcom, sulla leadership politica, mette in luce alcune cose interessanti. La prima fra tutte è che Berlusconi raccoglie consensi solo dalla propria parte politica, mentre sia Fini che Casini sono molto apprezzati, non solo dal proprio elettorato di riferimento, ma anche da elettori di altre formazioni partitiche e perfino del centro-sinistra. L'indice di "simpatia" di Fini (69 a luglio) è il più alto di tutti i leader del centro-destra, subito seguito da Casini (61). Berlusconi è solo al terzo posto con un misero 51.
Se questi dati fossero veri (e credo che lo siano, per quanto possono esserlo dei sondaggi), qualunque persona sana di mente farebbe una seria riflessione sul proprio futuro. E' chiaro che gran parte dei voti che Fini avrebbe potuto prendere se li è giocati proprio per essere rimasto incollato al Nano di Arcore.
Berlusconi ormai sta stretto a questa coalizione e sta ancora più stretto alla maggioranza, la quale ha imparato a non temere più le sue fesserie. Casini si è avviato all'emancipazione dal Cavaliere, imboccando una strada con la quale si divincolerà dalla morsa della CDL per far fortuna altrove (spero non a sinistra), Fini forse lo seguirà, quando gli si apriranno gli occhi e le orecchie e quando si renderà conto che razza di compagni di letto si è trovato.

08 settembre 2006

Chi trova un amico...

Dopo l'esilio coatto durato ben più del dovuto, a causa delle reticenze della Rai a voler onorare la sentenza del giudice del lavoro, finalmente Michele Santoro tornerà in televisione.
Con il passaggio di Berlusconi nel mondo dei più (politicamente parlando), l'editto bulgaro ha perso la sua forza di legge, sebbene sia Luttazzi che Biagi non siano ancora stati perdonati per il loro comportamento sconsiderato (prendere in giro il Capo, figurarsi!) e debbano scontare qualche altra decade in purgatorio.
Finalmente tornerà in tv un talk show degno di essere visto: non saremo più costretti a fare zapping tra le interviste in ginocchio di Socci, le sedute di training autogeno di Vespa o gli incontri tête-a-tête di Anna La Rosa.
Ovviamente c'è anche chi non è contento di questa rinnovata libertà d'informazione in Rai, primo fra tutti Marcello Veneziani. Dalle colonne di un giornale libero come Libero, il più cotonato degli intellettuali che si autodefiniscono tali si scaglia contro il ritrovato conduttore di Rai2:"Il Padre Pio della tv è riapparso ai credenti", "rivederlo ora con i capelli bianchi e fintobiondi fa una certa impressione", "ha mostrato le stimmate davanti al Priore della Rai, Padre Petruccioli da Capalbio, facendo notare che «le ferite non si sono ancora rimarginate»" e così via, in un impeto di risentimento e rancore. Non si sa poi per cosa, visto che il boccoluto Veneziani è stato spesso, anzi spessissimo, ospite di Sciuscià quando ancora Santoro avera libertà di parola.
Proprio in una famosa puntata del programma, il 24 maggio 2002, Veneziani assicurò gli spettatori che non era in corso "nessun tipo di censura" da parte di Berlusconi nei confronti di Santoro e Biagi e che, anzi, "se ci dovesse essere una censura politica nei confronti di Santoro e Biagi, anch'io scenderò in piazza per impedirlo, per manifestare in loro difesa".
L'ha detto Marcello, è tutto registrato. Poi è arrivata la poltroncina a viale Mazzini e il tempo è passato. Veneziani ora è cambiato, non è più l'intellettuale scavezzacollo di una volta, è più posato, non se la sente più di scendere in piazza per la libertà d'informazione o semplicemente per aiutare un amico.
Ennesima dimostrazione che in Italia e in politica tutto è permesso...

07 settembre 2006

Poveretti

In un certo senso mi fanno pena.
Sto parlando dei fans di Silvio Berlusconi, abbandonati a se stessi dal loro idolo che ormai ha svestito i panni di uomo politico per rimettere quelli più comodi e consoni di festaiolo burino. Dai messaggi lasciati sul sito del club traspare un vortice di emozioni diverse.
Speranza, prima di tutto:
"Dai Silvio, rientra in campo, mostra ancora il tuo coraggio, la tua volontà chiara delle cose, il tuo sorriso, le tue battute contro questra sinistra grigia e nulla" insomma, un cabarettista in doppiopetto.
Rabbia:
"PRESIDENTE QUANDO FINISCONO LE SUE FERIE LA VOGLIAMO VEDERE!!"
Desiderio:
"SILVIO perchè nn organizziamo una manifestazione a sostegno del pluralismo dell'informazione? Ci manca la tua presenza rassicuratrice!" pluralismo d'informazione? Ma dite sul serio?
Disperazione:
"Silvio AIUTO salvaci TU. Ho già perso 14,8 Kg. sotto questo regime comunista. Siamo disperati, non si può più resistere, siamo alla fame più nera. Silvio, Silvio Silvio" mangia qualche bambino se proprio non resisti.
Pessimismo:
"Silvio non mollare altrimenti i cattocomunisti distruggeranno l'Italia. Forza Italia. Forza Silvio!!!!" certo, con la loro falce spaziale e il loro martello stellare.
Delirio:
"Sono molto preoccupato per la presenza di D'Alema sulla scena estera. Il terzo conflitto mondiale con lui è più probabile visto come ha fatto litigare l'ulivo nel 2001" io ho un callo al piede, che dici, mi faccio una TAC?
Rimozione:
"Salve Redazione, vorrei sostenere attivamente Forza italia e il 'nostro' onorevole Silvio Berlusconi, come fare? Da questo anno ho anche la tessera di F.I. A presto" arrivi tardi tesoro.
Morbosità:
"Molti elettori sono ancora appesi alla speranza del riconteggio dei voti. Su questo argomento non si hanno più notizie. E' Una speranza ormai svanita?" campa cavallo...
Coraggio Silvio, vuoi abbandonarli così? Neanche una parola, un gesto d'affetto, nulla di nulla? Spiegaglielo che era solo un sistema per non andare in galera, ormai sono grandi, certe cose le dovrebbero capire.

Sei un grande!

Se non avessi un debole per le donne, molto probabilmente farei la corte a Renato Soru, neo-governatore della regione Sardegna.
E' stato varato ieri, dalla giunta presieduta da questo eroe nazionale, il decreto "salvacoste" che mette al riparo dalla speculazione edilizia praticamente tutte le coste sarde con limiti dai 300 metri ai 5 chilometri dal mare. Come mezzo-sangue sardo (ellusu!) non posso che felicitarmi con i miei conterranei e con tutti coloro che hanno a cuore l'ambiente e la salvaguardia del territorio.
D'ora in avanti si potrà costruire solo all'interno di centri abitati già formati e sarà possibile fare ristrutturazioni, ma niente più megavilloni sparsi nella macchia mediterranea o immondi complessi turistici in zone protette.
Tra le altre cose è stato bloccato anche un progetto della famigghia Berlusconi, che prevedeva la costruzione di un mega-villaggio di 500 ettari e posti barca per 2000 natanti, proprio a sud di Olbia e di fronte alla magnifica isola di Tavolara, una zona di altissimo valore ambientale che sarà salvata dallo scempio edilizio.
E' stato messo il divieto anche alle finte fattorie che funzionano come ville, che, per chi non conosce la Sardegna, si vedono sparse qua e là per la campagna con gravissimo dispendio di denaro pubblico (ognuna di esse va allacciata alla rete pubblica e, in caso d'incendi, i pompieri sono costretti a dirottare lì le loro energie mentre la macchia mediterranea brucia irrimediabilmente).
Bravo Renato, continua così! Non farti intimidire da Briatore e dagli altri festaioli della costa smeralda, che non portano ricchezza ai sardi, ma solo degrado. La Sardegna deve trovare nel turismo serio, responsabile, la sua vera ragione d'essere.

06 settembre 2006

¡Qué no haya novedades!

Niente nuove, buone nuove. Così dice un vecchio detto. Ed infatti, le notizie che arrivano dall'estero non sono per nulla piacevoli, quantomeno per chi dico io.
Presto si riaprirà, in Spagna, il processo a Silvio Berlusconi per frode fiscale nel caso Telecinco. Baltazar Garzòn, il magistrato che ha istruito il processo, è da poco tornato in patria dopo un anno negli States per un giro di conferenze sull'antiterrorismo. Adesso, dato che l'imputato non gode più dell'immunità come Presidente del Consiglio, il processo, risalente al 1997, potrà riprendere, mentre vedrà presto la conclusione quello per gli altri imputati, tra cui Marcello Dell'Utri (tanto per cambiare).
Gli avvocati del Berlusca fanno sapere che il loro assistito gode ancora dell'immunità come membro del Consiglio d'Europa, ma sembra che questo non sia un impedimento per il proseguimento del processo, in quanto può essere facilmente rimosso.
Insomma si apre un nuovo periodo di passione per l'ex Presidente del Consiglio, il quale dovrà presto pensare a come premunirsi dagli attacchi della temibile Justicia Roja e dai suoi agenti, sparsi nelle aule di tribunale spagnole.
Voci di corridoio non confermate raccontano di un possibile piano B, messo a punto da Berlusconi in caso non fosse riuscito a vincere di nuovo le elezioni per garantirsi l'impunità.
Il nome in codice di questa operazione è Fuerza España... l'inno è già disponibile in versione italiana.

En garde!

Continua la disputa a distanza tra George Dabliu Bush, presidente della superpotenza USA sull'orlo di una crisi di nervi, e Mahmoud Ahmadinejad, l'unico essere umano al mondo a soffrire di allergia alle cravatte.
I due vanno avanti già da un bel po', scambiandosi apprezzamenti molto poco graditi dai microfoni delle rispettive emittenti nazionali. -Sei un fascista!- sbraita Bush, stringendo ancora di più gli occhietti piccini. -E tu non sei niente in confronto ad Allah!- gli risponde l'altro, mentre al di sotto della giacchetta di lino cominciano a comparire le prime chiazze di una sudorazione fuori norma. Il presidente dell'Iran ha anche tentato di sfidare il suo acerrimo nemico ad uno scontro televisivo a colpi di interpreti, ma l'altro a rifutato, forse meditando un possibile duello con pistola ai dieci passi, in campo neutro.
In questo delirio di parolacce e gesti poco gentili, si delinea comunque un quadro clinico molto convincente dei due.
George Bush ha tirato fuori dicorsi deliranti sul fascismo islamico e sul terrore che viene da oriente. Insomma è alla frutta. La sua fida Condolcezza Rice ha rincarato la dose paragonando l'Iraq alla guerra di secessione. Il suo speech writer, un ex-fattorino di 26 anni (è vero, non sto scherzando), ha, evidentemente, qualche lacuna in storia non recuperata a settembre.
Dall'altro lato, Ahmadinejad ha cominciato a parlare di adorazioni di Dio e ha invitato il mondo a lasciarsi alle spalle marxismo e liberalismo per darsi all'Islam. Presto comincerà ha vestirsi tutto colorato e a regalare fiori ai passanti.
Entrambi, inoltre, meditano di procurar battaglia al più presto. Entrambi, però, dimenticano dei piccolissimi particolari.
George Bush ha perso l'appoggio dell'Europa: mentre prima poteva contare sui governi compiacenti di Spagna e Italia, adesso Zapatero e Prodi non si farebbero trascinare in un nuovo Iraq neppure per 10 rolex ultimo modello. Inoltre dimentica che in Consiglio di Sicurezza siede anche la Cina, con diritto di veto, che sta portando avanti un progetto di gasdotto che dal Mar Caspio, passando per Teheran, arrivi fino al Tibet. Per non parlare poi dell'islamofascismo, che ricorda alla lontana i nazisti rossi di Bossi o il cattocomunismo, tanto di moda in alcune bocche nostrane. Mahmoud Ahmadinejad, invece, pretende di parlare per tutto l'Islam al gran completo, dimenticandosi di essere sciita. Come dovrebbe sapere molto bene, mettere d'accordo sunniti e sciiti è più complicato di far approvare la modifica della facciata del palazzo alla riunione di condominio. Inoltre si scorda spesso che gli appoggi politici del suo paese sono pressochè nulli e, non da ultimo, dimentica che sì, vuole costruire la bomba atomica, ma i suoi scienziati stanno ancora decidendo che carta usare per i progetti. Come se non bastasse paragona una religione, o un movimento di essa, a delle correnti di pensiero laiche che avevano come base teorie di tipo economico e sociale. Niente di più distante.

04 settembre 2006

E Sforza Italiaaaa...

Breve aggiornamento dal fronte forzista. Si apre anche quest'anno il corso di formazione della Scuola di Gubbio per giovani in doppiopetto. Un percorso formativo adatto a tutti coloro che, appena usciti dalla pubertà, intendono cavalcare le ali del successo e della politica. Il coordinatore, sua Eccellenza il Cardinal Bondi, ha inviato personalmente una lettera aperta agli aspiranti sicofanti del leader, comparsa sul sito dell'azienda. In questa lettera si ricorda che lo scopo principale del corso è, oltre al lavaggio del cervello, quello di rendere i futuri discepoli del tutto simili al proprio vate Silvio Berlusconi, ma proprio in tutto. Anche in campo giudiziario, infatti, viene consigliato ai giovani adepti di seguire le orme di Berlusconi e di premunirsi contro le toghe rosse e i loro malefici intrighi: "la prescrizione infatti, favorisce la migliore organizzazione dell’evento" afferma senza indugi Sandro Bondi il Pio.
Lapsus calami? O solo un modo per mettere le mani avanti?

03 settembre 2006

Lavori in corso

Stavolta tocca al senatore Guzzanti, dalle colonnine del Giornale, portare avanti il tentativo di risciacquo del progetto Forzaitaliota. Un tentativo che va avanti già da un bel po', per l'esattezza dalla non-sconfitta elettorale delle politiche. Da quel giorno (e confermata, in seguito, dalle devastanti amministrative e dal referendum) si è aperta, all'interno del partito di Publitalia, una profonda crisi d'esistenza. Chi siamo? Dove andiamo? Che facciamo ora? Chi ha portato l'insalata di pasta? Tutte domande a cui è difficile rispondere.
In particolare, tutte domande rivolte verso un ignoto futuro. E sì, perchè quello che veramente manca, all'azienda di Berlusca, è proprio il passato. Non c'è. Non può esserci. Nemmeno dopo vari tentativi di appropriazione indebita del pensiero di De Gasperi e Sturzo, subito denunciati dai legittimi eredi centristi ed ex-popolari di destra e di sinistra. Forza Italia non ha una storia, nè di cui vantarsi nè di cui vergognarsi. La sua storia inizia in seguito alla crisi interna di Mediaset nel 1992, con la Finanza alle calcagna, che costrinse il suo proprietario a rivolgersi a Craxi, che divenne il patron del piano, e ad un ex Democristiano, Ezio Cartotto, incaricato di instradare i dirigenti di Publitalia alla politica, il famoso progetto "Botticelli".
Così nacque Forza Italia, utile strumento elettorale nelle mani dell'ippodromico Berlusconi. Da allora non hanno fatto altro che susseguirsi successi su successi, alimentati anche dal fattore "novità" e dalle promesse più o meno grandi del suo leader. Ma fino ad oggi non vi era mai stata crisi al suo interno. La parentesi del primo governo Prodi non era sufficiente ad accendere la miccia. Solo queste ultime elezioni, esasperate dai toni di Berlusconi sullo stile "O si vince o si muore!" hanno finalmente mostrato la ferita aperta nel partito. E questa ferita dev'essere ricucita, al più presto. Troppi interessi, troppi soldi in ballo, la possibilità di finire l'opera iniziata con la passata legislatura, il rischio di futuri processi, così tanti politicanti che resterebbero senza casa...
"Il presidente di Forza Italia deve rendersi conto che ha inventato il partito, ha inventato il nome e il logo, le bandiere e l'inno, ha inventato uno stile vincente (quando vince), ma non ha inventato il suo elettorato che, come notava Baget Bozzo, non è di centro e non è di destra e dunque non è di centrodestra". Dice Guzzanti. E allora cosa siete? Cosa votavano gli elettori di Forza Italia prima di Forza Italia?
Votavano a destra, o al massimo al centro, non certo a sinistra, poco ma sicuro. A parte Guzzanti, Bondi, Adornato ed un altro paio di illuminati (dal capo o dai riflessi d'oro dei rolex?), tutti gli elettori di Forza Italia si collocano inesorabilmente nel centrodestra.
"Il nostro è un partito di ideali. Il minimo comun moltiplicatore è l'anticomunismo democratico liberale e di sinistra. Ciò che unisce la sinistra italiana è il filocomunismo, non importa in quale salsa.
La questione impronunciabile, l'eredità del comunismo (e del fascismo) spacca ancora l'Italia in due. Noi abbiamo bisogno di dare spazio a gente che sappia interpretare questa alleanza fra gente libera"
. Cos'è il minimo comun moltiplicatore? Comunque, a parte questo, di che libertà si tratta? Libertà da cosa? Da chi? La libertà si è trasformata in un concetto vuoto, usata così a sproposito, utile solo a riempire i discorsi di retorica spicciola e di ben poca politica.
Non rimane che attendere, vedere cosa si inventeranno, cosa diverranno, di che colore sarà il coniglio che tireranno fuori dal cilindro. Nel frattempo Berlusconi continua a giocare a fare il Presidente del Consiglio, facendosi intervistare in un falso studio di Palazzo Chigi e inviando i suoi adepti ad arringare le folle contro il conflitto d'interessi. Non vogliono farlo governare, dicono. Quando? Tra cinque anni? Tra due? Tra dieci? Non si sa. L'unica cosa certa è che ancora non si vede un partito, si vede solo una persona con un codazzo di fans.

02 settembre 2006

Andiam, andiam...

Siamo arrivati. Dopo qualche giorno di quieta crociera, finalmente i nostri baldi militari hanno messo piede sul suolo libanese. Tutti con l'equipaggiamento nuovo, tutti col basco azzurro d'ordinanza e tutti ottimisti. Anche i libanesi erano felici di vederli, almeno stando alle dichiarazioni raccolte e selezionate dai giornalisti sul posto.
Tanto per farci riconoscere ovunque, manco è passato un giorno che già si sta organizzando una partitella Italia-Francia con i soldati francesi dell'Unifil.
Intanto, in Italia, se ne sentono di tutti i colori. C'è addirittura chi afferma che non vi è alcuna differenza tra la missione in Afghanistan e questa in Libano. Ricordare a queste persone i motivi che ci hanno inizialmente condotto là, e che profonda differenza ci sia tra vestire le insegne dell'Onu e non farlo, è come cercare di insegnare la matematica ad un ungulato: non ne verrà niente di buono e avrete solo perso molto tempo.
Tanti si interrogano anche sui costi della missione. Strano che a preoccuparsene siano gli stessi individui che hanno autorizzato una valanga di scampagnate di guerra al seguito del nostro alleato siderostrisciato. Ma forse sono malizioso.
Il governo ha stanziato 200 milioni di euro per mandare in Libano 2.000 soldati. In Afghanistan, ogni sei mesi, l'Italia paga una bolletta di 160 milioni di euro, mentre in Iraq, fino ad oggi, abbiamo "investito" circa 630 milioni. Queste cifre iperboliche si riferiscono alle spese militari (stipendi, pieni di benzina e pranzi al sacco). Le spese umanitarie, ovvero la scusa per la quale siamo andati in guerra, sono di gran lunga inferiori, quasi ridicole al confronto (più o meno il rapporto è di uno a dieci).
Tutta questa informazione pilotata e mal gestita, sta creando un sacco di confusione tra la gente. Un sondaggio di Ipsos, per l'Associated Press, mette in luce proprio questo aspetto. Secondo il 54% della popolazione campionata, infatti, la missione è troppo costosa e sarebbe stato meglio utilizzare quei soldi per alleggerire la finanziaria. Allo stesso tempo però, il 50% è sostanzialmente d'accordo che l'Italia partecipi alla missione in Libano, mentre solo il 27% non è d'accordo (e tra questi, oltre a Calderoli, ci si può mettere anche un bel po' di pacifisti duri e puri). Un dato interessante è quello riguardante la linea di politica internazionale da seguire: il 69% afferma che bisogna impegnarsi a rendere più forte il ruolo dell'Europa, mentre solo il 25% vorrebbe continuare a fare comunella con Bush. Bilancio sostanzialmente positivo, mi sembra. Adesso non rimane che attendere per vedere se i militari saranno capaci di gestire una missione di peacekeeping (la prima vera dopo molto tempo) senza dimostrarsi dal grilletto facile. Ma soprattutto resta da vedere se riusciranno a battere i francesi su campo neutro. Le testate, col casco, dovrebbero fare male...