16 settembre 2006

Vai tranquillo... in Parlamento

A grande richiesta ecco che arriva il mio autorevole (e come no!) pronunciamento sull'affaire Telecom. Visto che l'argomento è complesso e la questione ancora lungi dall'essere risolta, mi limiterò alle mie impressioni e alla mia sensazione generica sulla faccenda.
Premessa.
L'intervento statale in economia non è mai una bella cosa, nossignore. Tuttavia, vi sono delle condizioni di distorsione del mercato o di grave indebitamento aziendale in cui tale intervento è, quantomeno, auspicato. Se volessimo fare un excursus storico sui casi clamorosi di intervento pubblico, non potremmo che citare il new deal di Roosevelt (applicazione pratica delle teorie keynesiane), subito dopo la crisi del '29, ma per restare più efficacemente attaccati alla situazione italiana bisognerebbe far riferimento al caso della Finanziaria Breda, risollevata pezzo per pezzo solo grazie a fondi pubblici e all'acquisizione, da parte dello Stato, di parte del pacchetto azionario e del controllo del CdA (tra il 1947 e il 1953).
Ma ancora più pregnante è il caso della Terna (ex rete Enel) del tutto simile a quello che è il piano Rovati per Telecom; in due parole: scorporo della rete fissa, passaggio sotto il controllo statale, collocamento in borsa dopo averne rimpinguato le tasche.
Ed eccoci al primo punto della questione: non si tratta di "statalismo". Il transito delle azioni attraverso il controllo dello Stato, non vuol dire tornare ai tempi dei monopòli o scivolare nella dittatura del proletariato, significa solamente assicurarsi che il passaggio venga gestito attraverso canali, per così dire, istituzionali. Se il progetto fosse stato quello di far "sostare" le azioni sotto l'ombrello del governo, allora sì che sarebbe stato statalismo e perdipiù ingiustificato.
Ma quali potrebbero essere i motivi che hanno portato il governo, nella persona di Rovati, a pianificare un tale intervento? Il pensiero di molti è corso ai passati di Prodi come punta di diamante dell'IRI, punta di diamante a sua volta dell'intervento pubblico.
Io però credo che i motivi siano altri. Ad esempio il rischio di un passaggio di Telecom (o perlomeno di parte di essa) sotto il controllo di investitori stranieri, Rupert Murdoch su tutti. Tronchetti Provera non ha fatto mistero dei contatti avuti col finanziere australiano per uno scambio azionario in vista della scissione di Tim dal corpo principale dell'azienda. Credo che il governo non si fidasse troppo delle rassicurazioni di Tronchetti Provera (giustamente rinominato da Beppe Grillo "il tronchetto dell'infelicità") sul fatto che Telecom sarebbe rimasta italiana.
L'errore di Prodi è, per ora, quello di non voler riferire in Parlamento. Fossi in lui ci andrei, servirebbe a stemperare il clima e a far tornare la discussione su un piano istituzionale. Questa mia analisi non intende essere esaustiva o completa, anche per non dilungare all'infinito il discorso. Tuttavia vorrei concludere con due interventi che credo siano interessanti. Il primo è di Fedele Confalonieri, il quale, sebbene contrario in linea di principio all'intervento pubblico in economia, non può non sottolineare che sarebbe auspicabile che Telecom restasse italiana.
Il secondo è di Sergio Marchionne e riguarda le dimissioni di Tronchetti Provera, per molti "cacciato" dal governo. L'amministratore delegato di Fiat afferma di essere d'accordo con Prodi sul fatto che le dimissioni sono solo "un fatto aziendale".

4 commenti:

Anonimo ha detto...

A me non piace questa cosa. Rossi, prima si fa bello come moralizzatore del calcio (risultato = Juve in B, scudetto all'Inter, sua squadra del cuore e Milan in Champions), utilizzando una campagna mediatica che fa uso spregiudicato di intercettazioni telefoniche manovrabili da Telecom ( e un uccellino malizioso potrebbe pensare che eventuali intercettazioni interiste siano state fatte sparire).
Poi addirittura diventa il capo di Telecom? Va bene che ha avuto le mani in pasta dappertutto ma tutto questo potere mi fa un pò paura.
Su Prodi concordo con te, per evitare piagnistei inutili e chiarire le cose anche con gli elettori è bene che vada a spiegarsi in parlamento.

Anonimo ha detto...

"Vai tranquillo... in Parlamento"

Attila, confessa che ti è venuta voglia, per un attimo, di mandarlo da un'altra parte!

Poichè, però, questo sarebbe troppo rischioso per il "governo della serietà", meglio che vada in Parlamento.

Vai tranquillo, infatti, caro presidente perchè noi crediamo in te quando dici che non ne sapevi niente, salvo a dirlo un po' meno nervosamente;

"L'intervento statale in economia non è mai una bella cosa, nossignore." ma tu, comunque, non ne sapevi niente. Quindi che colpa hai se già all'estero stiamo scadento a paese di serie c in quanto a serietà;

che indegnità, poi, parlare di possibili reati quali agiotaggio, possibili interessi privati, concorrenza sleale, turbativa dei mercati, ecc.
Ma non ti preoccupare, vai tranquillo, tanto i magistrati avranno ancora tanto di quel da fare con Berlusconi e con le sue losche trame che nel frattempo la gente si sarà scordata di tutto;

in ogni caso, ricorda: "... vi sono delle condizioni di distorsione del mercato o di grave indebitamento aziendale in cui tale intervento (quello statale) è, quantomeno, auspicato." Lo sai, infatti, che dalle nostre parti non ci sarà mai nulla di nuovo sotto il sole;

" Il transito delle azioni attraverso il controllo dello Stato, non vuol dire tornare ai tempi dei monopòli o scivolare nella dittatura del proletariato, significa solamente assicurarsi che il passaggio venga gestito attraverso canali, per così dire, istituzionali."
Sapessi cosa malignano i destri su questa questione...nientemeno che tu, caro presidente Prodi, volevi nazionalizzare Telecom per poi rivenderla a basso costo ai tuoi amici, evitando così di farla finire in mani "sbagliate", mani che avrebbero potuto scoperchiare anche tante belle pentole puzzolenti!
Che stronzi, eh!?
Non riescono ad immaginare che tu, o comunque il tuo governo, avevate a cuore solo la necessità di non abbandonare in mani straniere la...quasi nostra Telecom ("Credo che il governo non si fidasse troppo delle rassicurazioni di Tronchetti Provera...sul fatto che Telecom sarebbe rimasta italiana").
Peccato che le stesse preoccupazioni non ci furono per la BNL...ops, scusa m'è scappato.

Vai tranquillo presidente tanto quel fesso di Rovati si è caricata la croce meglio del cireneo!

Mica sei Berlusconi o i suoi compagni di cordata, quelli della serie "non poteva non sapere".

Vai tranquillo, figlio di un dio maggiore!

Nicolo' ha detto...

@lameduck
Hai ragione, questa storia delle intercettazioni ha qualcosa di strano... Uhmm...

@anonimo
Anonimo, chi ha votato Prodi non lo considera nè un Dio nè una persona che fa solo cose giuste, quindi evita di fare del sarcasmo...

@Attila
Concordo anch'io sul fatto che debba chiarire le cose in Parlamento...

attila ha detto...

@lameduck
da quel poco che so, è stato lo stesso Tronchetti provera a fare il nome di Rossi. Poi chissà!

@nicolò
è una necessità, speriamo bene.

@anonimo
Non ho sinceramente compreso il tuo commento. Citi le frasi del mio post ma le commenti come se le avesse dette Prodi.
Io non sto giustificando alla cieca l'operato del governo, anche perchè ho avvertito che sitratta solo di opinioni personali e parziali, nel senso che la questione è ben lungi dall'essere conclusa o chiarita.
Altro fatto da non dimenticare è l'improvviso cambio di rotta di Tronchetti Provera da un mese a questa parte: due anni fa aveva annunciato che non avrebbe mai separato Telecom e Tim (Tim gli serviva per accollarci i debiti di Olimpia e Pirelli), poi, di colpo ha iniziato a parlare di scorporo.
E' ovvio che il governo non ha visto di buon occhio la faccenda, visto che sembra più una fuga dalla barca che affonda cercando di salvare i soldi che un'operazione di mercato.
Per quello che riguarda lo "scadere" a paese di serie C (aridaje con i paragoni calcistici), mi duole ricordarti che gli standard internazionali dell'Italia e le sue valutazioni di Standard&Poor, Moody ecc.ecc. sono calata vertiginosamente in questi anni. E sembra anzi che proprio ora che vi è stato il cambio di governo sia possibile un miglioramento delle valutazioni sul nostro debito pubblico.